Il viennese Götz Spielmann è un regista di esperienza, pluripremiato e più volte nominato agli Oscar - l'ultima volta proprio con il qui trattato Revanche - Ti ucciderò per il miglior film straniero. Con Revanche, uscito in patria nel 2008 e finalmente disponibile anche nelle sale italiane grazie a Fandango, Spielmann porta in scena una storia di amori, vite spezzate e rinascite. Ma analizziamo più nel dettaglio questa sua ultima, personalissima - in quanto contemporaneamente autore, sceneggiatore e produttore - opera del regista austriaco. Vienna. Alex (Johannes Krisch) e Tamara (Irina Potapenko) lavorano al Cinderella, una casa d'appuntamenti molto nota in città . Lui ha un passato da galeotto, lei un presente da prostituta, ed entrambi una marea di debiti. Insieme attraversano le difficoltà e le amarezze di una vita vuota e priva di prospettive, finché Alex non decide di tentare un colpo in banca coi cui proventi scappare all'estero. Ma qualcosa, durante la rapina, andrà storto. Da quel momento, Alex non si darà pace finché non avrà la sua vendetta. Dal momento della sua uscita, il film ha vinto diversi premi e ottenuto anche la nomination agli Oscar quale miglior film straniero del 2009 (insieme a pellicole come Departures e Valzer con Bashir). Eppure, nonostante le credenziali, il film di Spielmann non convince pienamente, ora che arriva finalmente nel Belpaese. Probabilmente perché racconta in due ore - lentissime e ultrascandite da scene reiterate all'inverosimile - una storia che poteva benissimo essere narrata in modo più efficace in un cortometraggio. Storia, oltretutto, piuttosto prevedibile e al contempo banale, infarcita di situazioni improbabili, personaggi introdotti e poi dimenticati e troncata da un finale monco e insoddisfacente. Ad una regia e fotografia generalmente persuasiva, ma piuttosto insistente nel mostrare dettagli superflui e ripetuti (oltre a scene di sesso inutilmente esplicite) si alterna un montaggio approssimativo e un comparto sonoro altrettanto anonimo. Lodevoli invece le interpretazioni di Krish e della Potapenko, sebbene intrappolati in ruoli poco interessanti fin dall'inizio. Discreto anche Andreas Lust nei panni del tormentato poliziotto Robert. Pollice verso, invece, per Johannes Thanheiser e Ursula Strauss, davvero poco convincenti. Ci spiace dover sminuire un film così benvoluto all'estero, ma siamo dell'avviso che non basta incrociare più destini tragici per fare un bel noir.