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L'uomo nell'ombra

25/03/2010 12:00

Antonella Murolo

Recensione Film,

L'uomo nell'ombra

Erano ben vent’anni che Roman Polanski non muoveva i passi nel meticoloso mondo del thriller cinematografico...

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Erano ben vent’anni che Roman Polanski non muoveva i passi nel meticoloso mondo del thriller cinematografico. Un periodo in cui il regista si è dedicato a diversi progetti, ha intrapreso diverse direzioni artistiche, ha creato scompiglio e capolavori. Ma l’attrazione verso le atmosfere cupe del non raccontato, dello svelare lentamente, del giocare con la suspence non si è mai affievolita e finalmente Polanski sembra aver trovato il suo soggetto ispiratore in The ghostwriter. Scritto da Robert Harris, il romanzo narra la storia di un ex Primo Ministro britannico, Adam Lang, recluso su un’isola della costa orientale degli Stati Uniti per scrivere le sue memorie. Quando il suo assistente storico viene ritrovato morto su una spiaggia, viene assunto un ghostwriter per portare a compimento l’opera. Ma attorno al misterioso e superprotetto manoscritto gravitano misteri che vogliono essere scoperti, ricordi del passato che sussurrano a gran voce il proprio richiamo, e quello che sarebbe dovuto essere un lavoro semplice e ben retribuito si trasforma presto in una caccia alle verità nascoste.


Tratto da un romanzo giallo ambientato nel controverso mondo della politica, L’uomo nell’ombra presenta tutte le caratteristiche classiche del trhiller: morti sospette, personaggi dalla dubbia moralità, due donne in lotta per conquistarsi l’amore dello stesso uomo, un mistero da svelare consegnato nelle mani di un uomo comune. Ma si tratta di un film di un maestro del cinema come Polanski e la veridicità di tale affermazione è visibile già solo nel modo in cui questi elementi sono fotografati ed ambientati. L’affannosa e pericolosa ricerca di Ewan McGregor, indizio dopo indizio, avviene in un habitat freddo e privo di colori, dove tutto e minimalista ed implacabile, carente di calore umano, avvolto nelle tempeste invernali che si abbattono su di un'isola completamente dimenticata durante la stagione invernale. Ogni gesto, ogni traguardo raggiunto, sembra essere spazzato via dal vento, apparendo inutile e scoraggiante per un protagonista che non ha ragioni personali per combattere questa battaglia ma che si spinge sempre più in là. Gli stilemi classici del genere vengono spostati, come tessere di un mosaico volutamente decontestualizzate per confondere ed appassionare uno spettatore ignaro degli intrighi sottointesi fino alla fine della narrazione, dove un bellissimo finale di impatto visivo ed acustico segna la parola fine. «Non volevamo perdere il tono oscuro della storia», racconta a tal proposito lo sceneggiatore ed autore del soggetto Robert Harris, che ha collaborato a stretto contatto con Polanski per la realizzazione del progetto, «che dipende dal fatto che il pubblico capirà solo alla fine chi è veramente il ghostwriter. È un problema che non avevamo ancora risolto all’inizio delle riprese, tanto che probabilmente ci siamo interrogati più su quello che su qualsiasi altra cosa. E poi Roman ha trovato un finale straordinario, che penso potrà diventare uno degli aspetti più memorabili della pellicola, ma che è quasi sussurrato. Proprio come Chinatown aveva bisogno di una fine oscura.»


Per la sua ultima pellicola Polanski sceglie un cast perfettamente in parte con i propri personaggi: a Pierce Brosnan basta indossare un completo elegante per apparire immediatamente come un uomo politico, autoritario e consapevole di se stesso, mentre le due controparti femminili - Kim Cattrall nei panni della perfetta assistente e Olivia Williams in quelli della moglie attivista - sono entrambe figure forti e costantemente in tensione che completano il quadro dei “soliti sospetti”. Il cast di supporto comprende alcuni dei migliori caratteristi in circolazione: «Come in tutti i film di Polanski, ci sono diversi personaggi che hanno dei ruoli che si vedono poco ma che rimangono comunque importanti.» Ed infatti i personaggi di Tom Wilkinson e James Belushi, o anche la breve ed intensa apparizione di Eli Wallach, aggiungono spessore, personalità e carisma ad una storia che comincia tra le pagine di un libro e con quelle stesse pagine al vento finisce, perfetta.


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