I love you Phillip Morris, tradotto in Italia con il davvero poco felice Colpo di fulmine - Il mago della truffa, esce nelle sale italiane con un ritardo eccessivo da parte della distribuzione. Presentato al festival di Cannes 2009 nella sezione Quinzaine del Réalisateursé, il film è l’adattamento del libro omonimo di Steve McVicker ispirato a sua volta alla storia vera di Steven Jay Russell. Nel cast il poliedrico Jim Carrey e Ewan McGregor, per la doppia regia di John Requa e Glenn Ficarra. Fra i produttori esecutivi figura nientedimeno che Luc Besson: a quanto pare le storie sulle relazioni omosessuali agitano meno l’Europa rispetto all’America, dove la pellicola non è ancora stata distribuita. Steven Russell (Jim Carrey) è l’uomo perfetto. Vive in Texas con la religiosissima moglie Debbie (Leslie Mann), è un padre affettuoso e un poliziotto modello con un perenne sorriso stampato sulla faccia. Un giorno mentre torna a casa ha un incedente d’auto: da quel momento la sua vita si capovolgerà completamente. Dopo essersi reso conto che la morte può arrivare in qualsiasi momento, decide di vivere fino in fondo per quello che è: un uomo libero e omosessuale. Per realizzare i suoi sogni Steven ha però bisogno di tanti soldi che è disposto a procurarsi in qualsiasi modo, truffando e infrangendo la legge più volte. Quando viene catturato e rinchiuso in carcere incontra il fine e sensibile Phillip Morris (Ewan McGregor) che diventerà in breve tempo l’amore della sua vita e per il quale sarà disposto a tutto pur di rimanergli accanto. Sarebbe riduttivo definire Colpo di fulmine soltanto come una spregiudicata commedia brillante, per la capacità di mescolare continuamente, soprattutto nella seconda parte, registri comici (di una comicità intelligente) e drammatici tendenti ad un esistenzialismo di fondo. Le divertenti espressioni facciali di Jim Carrey questa volta fanno da corollario ad un personaggio assolutamente umano, che ha nell’audacia la sua qualità e il suo difetto principale. Gettata la maschera del conformismo, Steven crede di poter fare tutto, e questo è in buona parte il motivo del suo successo, ma è anche la ragione che lo porta a non preoccuparsi di cancellare le sue tracce e, conseguentemente, finire dietro le sbarre più volte, sempre sorridente e senza mai darsi per vinto. Phillip Morris, che in questo caso fa la parte della donna che deve essere protetta e mantenuta, diventa la sua principale ragione di vita, per lui compirà gesti estremi che rasentano l’assurdità di fronte ai quali si ride, si rimane seri e ci si commuove. Il film si diverte molto a giocare con lo spettatore che viene continuamente ingannato, fino al colpo di scena finale. È incredibile pensare che la storia sia reale ed è difficile lasciarsi coinvolgere completamente da un film che la tratta così sopra le righe, così come si stenta ad identificarsi nel protagonista. La pecca del film sta in questo, in un certo distacco che non permette quasi mai di lasciarsi andare alla visione dimenticandosi degli spettatori seduti accanto.