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Sp1ral

28/04/2016 10:00

Martina Calcabrini

Recensione Film,

Sp1ral

Dopo essersi laureato al D...

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Dopo essersi laureato al D.A.M.S di Bologna nel 2007, Orazio Guarino ha iniziato a lavorare - insieme al collega Giuseppe D’Oria - alla sceneggiatura di Sp1ral: un film complesso che trascina gli spettatori in un vortice di ossessioni, traumi e paure profonde. Scegliendo come protagonista Marco Cocci, già attore affermato di pellicole come Ovosodo e L’ultimo bacio, Guarino posiziona la macchina da presa sulle spiagge pugliesi che, in inverno, offrono paesaggi solitari di pura poesia.


Matteo Moella (Marco Cocci) è un affermato regista che soffre di uno stato di sofferenza patologica dovuta a traumi infantili mai superati. Un giorno, mentre sta lavorando sul set newyorkese di un nuovo film, scopre che suo padre è morto e che deve tornare in Italia per presenziare al suo funerale. Quel paesino desolato in cui ha passato l’infanzia, però, riapre antiche ferite, scatenando ricordi dolorosi e incubi costanti. L’incontro con Marianna (Mariagrazia Pompei), la ragazzina di cui era innamorato da bambino, lo aiuta a confrontarsi con il suo presente ma la tristezza e la solitudine hanno ormai il possesso del suo corpo e della mente. Solo le droghe, l’alcool e la presenza della giovane Alice (Valeria Nardilli) porteranno sollievo nella sua misera vita. Per un momento.


L’instabilità emotiva del protagonista emerge sin dai primi fotogrammi della pellicola e viene spiegata, analizzata, interpretata come se fosse un personaggio al pari di tutti gli altri. Matteo, infatti, ne parla continuamente e cerca di dominarla attraverso le passioni estreme, la violenza smisurata e le droghe tanto da perdere spesso i sensi. In questo modo, il problema viene rimandato al giorno successivo; lo si addormenta per qualche istante ma, contemporaneamente, se ne aumenta l’impellenza. Per enfatizzare la barriera costruita tra il protagonista e il mondo circostante, Guarino decide di utilizzare una fotografia patinata e malinconica e musiche elettroniche e metalliche per scandire il turbinio di pensieri e ossessioni di Matteo. Abusando di voci fuori campo, monologhi lunghissimi al pari di soliloqui e tic nervosi che si ripetono sempre uguali a se stessi, Marco Cocci si conferma un grande attore, capace di rendere Sp1ral un prodotto onirico e ipnotico, sebbene non abbastanza enigmatico.


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