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Il ministro

28/04/2016 11:00

Andrea Desideri

Recensione Film,

Il ministro

Il Ministro porta sugli schermi una storia di scandali, tangenti e corruzione

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Franco Lucci (Gianmarco Tognazzi) è un imprenditore che rischia la bancarotta. Le sorti della società dipendono da un grosso appalto pubblico che potrebbe ottenere grazie all’intervento di un Ministro (Fortunato Cerlino), del quale è diventato amico e che ha invitato a cena. Insieme a Michele (Edoardo Pesce), suo socio e cognato, Franco ha organizzato la serata ideale per ottenere l’aiuto del politico: oltre a pagargli una cospicua tangente, i due gli fanno trovare una ragazza disposta ad andare a letto con lui. Ogni cosa sembrerebbe andare per il meglio, ma per colpa della ragazza la serata prende una piega inaspettata.


Il Ministro porta sugli schermi una storia di scandali, tangenti e corruzione. Una commedia amara che attinge dalla cronaca giornaliera, mettendo in risalto la bassezza dell’animo umano disposto a qualsiasi compromesso in nome del potere. Un modo per raccontare in chiave comica e grottesca l’Italia dei nostri giorni, dove sembra essere sempre più labile il confine tra decenza e indecenza. La pellicola trae spunto dal capolavoro di Dino Risi, I Mostri, per la crudezza e il cinismo degli interpreti che incarnano il modus vivendi imborghesito degli arricchiti disposti a giocarsi la reputazione, se necessario, per non perdere la propria agiatezza. La forza del film sta nella gestione tensiva delle scene madri: all’interno di una casa si svolge quasi tutto il girato (pochissime esterne), a sottolineare la forza dei dialoghi e la raffinatezza oratoria delle battute, pungenti e mai banali. Inoltre, ogni ruolo rappresenta uno stereotipo della società: dal populista al maniaco dell’ordine; dalla vegana convinta alla servitù che assiste indenne ed esterrefatta a questo climax di scelleratezze che sfocerà in ribellione. Un caleidoscopio tra ironia e cinismo: così può esser definito il lavoro di Giorgio Amato. Eugenio Vicedomini ha costruito una soundtrack adeguata a seconda della situazione rappresentata, particolare che arricchisce la credibilità del film nella sua interezza. La Europictures scommette su un progetto vincente come questo e propone nei cinema un umorismo differente, che guarda più alla qualità che alla quantità: satira sottile, sferzante e non eccessiva contrapposta all’aridità di alcuni personaggi che vanno a definirsi all’interno di questo mosaico d’individui seduti attorno a un tavolo, per cena. Il giusto pretesto che dà inizio alla discordia e al decadimento dei costumi morali ed etici, per lasciar posto a un sorriso amaro che fa riflettere.


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