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Corpo Estraneo

30/04/2016 11:00

Francesca Solazzo

Recensione Film,

Corpo Estraneo

Presentato al Festival del Cinema Europeo con l’introduzione dell’autore, Corpo Estraneo (titolo originale Obce Ciało, 2014) è l’ultima fatica del regista polac

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Presentato al Festival del Cinema Europeo con l’introduzione dell’autore, Corpo Estraneo (titolo originale Obce Ciało, 2014) è l’ultima fatica del regista polacco Krzysztof Zanussi, già vincitore, tra i tanti riconoscimenti, del Premio alla giuria a Cannes nel 1980 per La costante e del Leone d’Oro al Miglior Film per L'anno del sole quieto del 1984. Una coproduzione Polonia, Italia, Russia, con le affascinanti musiche del compositore polacco Wojciech Kilar (La morte e la fanciulla, La nona porta e Il pianista per la regia di Polanski; Dracula di Bram Stoker per Coppola e Persona non grata di Zanussi), Corpo estraneo è stato girato in parte nelle Marche, per le sequenze intrise di fede e speranza. Portonovo e il porto di Ancona incantano per il paesaggio, bilanciamento ideale della parte di film che racconta la purezza dei sentimenti, contrapposto alle architetture gelide di Varsavia e Cracovia che rappresentano un nordest europeo votato al carrierismo imperante, ormai così radicato nelle abitudini dei tanti micromondi dell’ex blocco sovietico.


Angelo (Riccardo Leonelli) è innamorato di Kasia, una ragazza polacca che ha deciso di farsi suora. Per starle vicino accetta un lavoro a Varsavia, presso l'azienda di Kris (Agnieszka Grochowska): ben presto, però, la donna si rivelerà spietata e pericolosa.


Zanussi, cattolico fervente, torna alla regia dopo cinque anni di assenza, ripescando alcuni dei suoi più cari temi del repertorio: amore, fede, potere. Un triangolo di emozioni unisce i protagonisti. L’italiano Riccardo Leonelli interpreta Angelo, la polacca Agata Buzek presta il volto intransigente a Kasia e Agnieszka Grochowska diventa la perfida Krys. Una delle più straordinarie attrici polacche dell'ultima generazione, la Grochowska, ha ottenuto in pochi anni al cinema e in teatro più di quanto molti non ottengano in una carriera intera. Già vista nell’ultimo film dell’Oscar Andrzej Wajda, Walesa – L’uomo della speranza (era la moglie di Lech), la rappresentazione del cinismo radicale sfigura il volto angelico dell’attrice di Varsavia, che in Corpo estraneo diventa colei che muove le pedine a discapito dell’ingenuità dell'angelico protagonista. La profondità dei sentimenti puri e integri è rappresentata proprio da lui, a cui Leonelli presta le fattezze: un antidivo italico formatosi in teatro con i lavori di Strehler e Pirandello. Il “corpo estraneo” del titolo è proprio lui, giovane innamorato e molto credente; risucchiato dal vortice dell’economia selvaggio della nuova Polonia, un mondo dominato dal modello di business svincolato dalle regole sociali del buon costume, dove l’unico personaggio integro dovrà subire i peggiori torti, legalmente accettati, finendo per far vacillare il suo credo. In una delle scene più belle del film, Angelo e il prete si scambiano riflessioni sulla bontà dell’azione divina: fino a quando essa può essere giustificata senza far vacillare i propri ideali. L’altra faccia del credo è impersonata da Kasia, una persona scissa tra i sentimenti profondi provati per Angelo e la chiamata a prendere i voti. La giovane coppia, nonostante le evidenti difficoltà, sembra procedere lungo il cammino prefissato dalla fede, con lei in convento e lui assunto nell’azienda energetica. Entrambi credenti, accettano le decisioni dell’altro senza battere ciglio. Lo stesso non accade con il padre di lei, interpretato da Sławomir Orzechowski, che le prova tutte pur di far cambiare idea alla figlia preferita.


Le vedute e le intenzioni del maestro Zanussi sono ottimali, ma il desiderio di far combattere bene e male, nelle fattezze di due giovani peccatori, risulta forzato. La caratterizzazione dei tre protagonisti è eccessiva, con Angelo - tale di nome e di fatto - vittima sacrificale degli eventi; la “cattiva” Krys, peccatrice su cui si abbatte la giustizia divina e la suora Kasia intransigente nel seguire la chiamata, troppo poco combattuta da risultare credibile. Il dramma psicologico che racconta lo scontro tra il cinico mondo del business e l’idealismo dei buoni sentimenti è rappresentato dai centri nevralgici di Angelo e Krys, l’italiano credente nel destino già scritto e la donna emancipata che ha sacrificato l’anima al dio denaro. Tacciato di misoginia, il film vuole denunciare una sorta di ideologia estremista del post femminismo che spinge le donne a rincorre i peggiori vizi maschili. Tra i due non esiste un vincitore, la fede non può scendere a patti con il potere. Per vivere felici bisogna abbandonare qualsiasi volontà individualista e seguire l’integrità della religione, proprio come ha scelto di fare Kasia, l’anticonformista in abito da suora.


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