Marco (Marco Cavalli), imprenditore senza scrupoli, gestisce una società di pelli insieme al fratello Andrea (Andrea Cioffi). Questo almeno è quello che risulta ufficialmente: in realtà dietro la figura di industriale ottimista e pacato si cela un giro di prestiti illegale. Tutto sotto gli occhi di Lucrezia (Gea Martire), che prova per lui una forte attrazione, messa a dura prova dagli interessi economici. La buona uscita è il lungometraggio d’esordio di Enrico Iannaccone, regista vincitore di un David di Donatello nel 2013 con il corto L’esecuzione. Un ritratto intimista che tratteggia la Napoli del malaffare o, semplicemente, la sua presa di coscienza. Un film che non concepisce la scelleratezza come derivante da sparatorie o violenza: in 97 minuti di girato assistiamo a una criminalità colta fatta di colletti bianchi che spostano i soldi per mezzo di una semplice firma; basta un segno su carta intestata per annientare la vita di qualcuno. Attorno a questa consapevolezza si snodano una serie di colpi bassi che metteranno a nudo la connivenza di una città piegata dalla coercizione dei soldi. Un mosaico borghese fatto da persone che, come tessere, disfano vite altrui con naturalezza disarmante. La dicotomia tra chi manovra i fili della propria esistenza e chi invece è costretto a subire la volontà di altri viene sottolineata tramite precisi espedienti scenici: la cultura culinaria e il mare (aperto ma tempestoso). Il cibo, qui, è il denominatore comune della civiltà; per i più ricchi è buon gusto e manierismo, per i più poveri è un’esigenza a cui dover far fronte. Così prende vita una commedia grottesca, un “dramedy” capace di far breccia nell’animo di chi guarda proprio perché lo stereotipo criminale viene stravolto dai canoni tradizionali. La lentezza iniziale e la verbosità sono chiavi retoriche per demarcare le differenze di una città che, nonostante tutto, prova a sperare in un futuro migliore senza, però, particolari aspettative. Il buon lavoro di scrittura lascia apprezzare il film nella sua interezza: siamo di fronte a una chiara idea cinematografica che apre nuovi varchi all’interno delle produzioni indipendenti.