Dopo essersi fatto conoscere per la direzione artistica di ben 17 episodi della serie televisiva Sabrina - Vita da strega, il regista Trevor Wall si cimenta con Il viaggio di Norm, una pellicola d'animazione ecologista e policroma che, nonostante gli evidenti buchi di sceneggiatura, ipotizza la possibilità di una convivenza pacifica tra specie differenti. Norm è un mastodontico orso polare bianco che ha difficoltà ad integrarsi con il suo gruppo. Oltre ad essere un vegano convinto e un ottimo ballerino, egli sa parlare perfettamente l'umanese - la lingua degli umani - e riesce persino ad interpretarne i gesti. Entra dunque in contatto con i turisti che esplorano il suo territorio ma quando scopre che il perfido Mr. Greene vuole costruire delle case artificiali nell'Artide, modificando gli equilibri sociali e lo stesso ecosistema, decide di recarsi personalmente a New York per far cambiare idea all'uomo. Nonostante l'intenzione iniziale di spaventare gli uomini per convincerli della pericolosità della sua specie, Norm diviene un fenomeno mondiale, un idolo dei teenager e il simbolo dell'America moderna e polisemica, riuscendo ben presto a toccare il cuore di tutta la specie umana. Aiutato solo dalla piccola Olympia che ha capito le sue vere intenzioni, l'orso dovrà riuscire a utilizzare nel modo giusto la sua popolarità per mostrare a tutti la validità della sua causa. La tematica dell'inquinamento ambientale e dello sfruttamento del suolo era già stato affrontato in rinomate pellicole d'animazione come L'era glaciale e Wall-E che, grazie al loro successo, erano riuscite a sensibilizzare un pubblico variegato e numeroso. Trevor Wall decide di aggiungersi alla lista, ma preferisce utilizzare una computer grafica essenziale dalla grana grezza, allontanandosi inesorabilmente anni luce dalla qualità prestigiosa dei precedenti prodotti animati. I personaggi, infatti, sono modellati con forme geometriche elementari e primitive e la loro interazione è impacciata e grossolana, quasi robotica. Il problema maggiore, comunque, non è quello puramente visivo ma si presenta bensì in fase di sceneggiatura poiché il prodotto risulta subito mediocre e prevedibile. Nonostante i lemming abbiano la funzione di alleggerire le tematiche moraleggianti dell'opera, difatti, il sotto testo è ribadito costantemente, mostrato e persino inneggiato, tanto da risultare ridondante e retorico proprio alla radice. Il viaggio di Norm, dunque, si rivela sin dai primi fotogrammi una pellicola mediocre che, pur abusando di simpatiche flash mobs e di popolari brani commerciali, risulta maccheronico e confusionario.