
Daphne (Daphne Scoccia) è reclusa in un carcere minorile a causa di piccoli furti. In attesa di uscire e di ritrovarsi con il padre Ascanio (Valerio Mastandrea), conosce e si innamora di Josh (Josciua Algeri), uno dei ragazzi del carcere maschile. Presentato in anteprima al Festival di Cannes 2016 nella sezione Quinzaine de Réalisateurs, Fiore è il nuovo film del regista Claudio Giovannesi, a quattro anni dal riuscito Alì ha gli occhi azzurri. Quasi proseguendo sullo stile dell'opera precedente, Giovannesi opta nuovamente per il pedinamento dei personaggi attraverso la macchina da presa, che da subito si attacca al corpo della giovane protagonista - stavolta femminile - interpretata dall'esordiente Daphne Scoccia. Prendendo inizialmente la strada del racconto di formazione, senza però farsi schiacciare dai meccanismi costrittivi di questo sottogenere, Fiore ha il merito di muoversi come un dramma che sa prendersi i propri tempi per il racconto e trovare il giusto modo per dare forma a una storia che appare sempre equilibrata - anche nella propria instabilità - proprio perché oscilla tra momenti di allegria e malinconia, anche nella stessa scena. Giovannesi pare fermarsi sempre un attimo prima che Fiore svolti in maniera definitiva i suoi contenuti umorali, come ad esempio bloccare una canzone della colonna sonora al momento topico e cambiare registro, o interrompere una sequenza di ballo prima che diventi melensa e rimanga solo romantica. Così, più che giocare col mito archetipico un po' scontato di un Romeo e Giulietta contemporaneo o fare un gioco autoriale un po' sterile sulla dicotomia da ossimoro facile carcere/fuga o sbarre/amore negato, Giovannesi racconta semplicemente un'amicizia che si trasforma in qualcosa di più, una storia d'amore in levare che però mostra quasi con riserbo. Un'opera che vive di momenti e che sa quando spingere e quando è meglio lasciarsi da parte, riuscendo con una certa dovizia a evitare le trappole anche della sottotrama familiare - forse è il segmento meno convincente del film - che viene attraversata in modo silenzioso e senza sovrastrutture. Così Fiore/, che vive e si alimenta soprattutto grazie alla sorprendente prova di Daphne Scoccia, non assomiglia troppo a un film d'amore e fuga ma a un' opera che vede il sentimento e il tentativo di essere felici come unico appiglio per guardare oltre.