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Lost River

19/05/2016 11:00

Maurizio Encari

Recensione Film,

Lost River

In una Detroit in piena e allarmante rovina economica Billie è una madre che, per mantenere la casa di sua proprietà nella quale vive coi figli Bones (adolescen

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In una Detroit in piena e allarmante rovina economica Billie è una madre che, per mantenere la casa di sua proprietà nella quale vive coi figli Bones (adolescente) e Frankly (infante), accetta un'offerta di lavoro da parte del viscido banchiere Dave, ignorando la realtà in cui sta per essere trascinata, quella di una sorta di night club a sfondo horror. Nel frattempo Bones deve vedersela con Bully, un piccolo gangster locale che spadroneggia con violenza nella zona; il ragazzo troverà conforto nella vicina di casa Rat, una sua coetanea che vive con la nonna e un piccolo criceto. Sarà proprio l'amica, con la quale sta forse nascendo qualcosa di più, a raccontargli una vecchia leggenda secondo la quale la città è stata maledetta e soltanto il recupero di un oggetto affondato nel vicino fiume potrebbe riportare le cose alla normalità.


Dopo una ormai consolidata carriera d'attore, Ryan Gosling sceglie di esordire dietro la macchina da presa con Lost River, opera tanto affascinante quanto imperfetta. Un drama thriller surreale con sviluppi tendenti al fantastico che, dopo una prima parte nel quale il novello regista sembra lanciare la pietra per poi nascondere la mano, trova nella seconda metà un certo equilibrio, guardando non poco a colleghi di culto quali David Lynch e il suo mentore Nicolas Winding Refn. L'inizio non è dei migliori, con una narrazione che ci catapulta senza un minimo di background in una vicenda intricata, cui l'ambientazione di una desolata Detroit infonde ad ogni modo un certo impatto ambientale; col dipanarsi degli eventi, pur non schivando passaggi gratuiti e fini a se stessi, il film riesce a stabilizzarsi cogliendo nel finale sfumature assai interessanti e stilisticamente ispirate, in un connubio di musica (con l'ipnotica colonna sonora curata da Johnny Jewel) ed immagini che affascina e conturba al contempo. A donare maggiore valore agli istinti tensivi ed emotivi di una vicenda dai forti tratti metaforici ci pensa un cast in palla, con il trio di protagonisti interpretato con la giusta intensità da Christina Hendricks, Iain De Caestecker e Saoirse Ronan, quest'ultima vera e propria essenza magnetica della visione. Visione che dimostra un immaginario ambizioso, certamente debitore di molteplici influenze ma comunque non privo di una sfuggente personalità che, quando decide di mostrarsi in tutti i suoi pregi e difetti, senza paura di osare, rivela il talento, ancora acerbo ma in promettente divenire, di un potenziale nuovo autore libero dagli schermi del panorama commerciale.


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