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Robinson Crusoe

28/05/2016 11:00

Martina Calcabrini

Recensione Film,

Robinson Crusoe

Dopo aver lavorato insieme per Sammy 2 – La grande fuga, i registi Ben Stassen e Vincent Kestellot prendono spunto dal famoso romanzo d’avventura Robinson Cruso

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Dopo aver lavorato insieme per Sammy 2 – La grande fuga, i registi Ben Stassen e Vincent Kestellot prendono spunto dal famoso romanzo d’avventura Robinson Crusoe, scritto nel 1719 da Daniel Defoe, e dirigono un omonimo adattamento cinematografico per bambini. Una profonda allegoria sul comportamento umano.


Robinson Crusoe è un giovane inglese che si arruola come mozzo su una nave. Assistito solo dal suo fedele cane Aynsley, viene deriso e bistrattato da ogni marinaio per la sua goffaggine ma, durante una violenta tempesta, si rivela l’unico superstite. Dopo aver raggiunto un’isola deserta, Robinson diventa amico del pappagallo Martedì che, sognando da sempre di scoprire il mondo moderno, si fa raccontare ogni evento della sua vita passata. Pian piano il ragazzo si adatta al territorio, costruisce un rifugio e riesce a farsi accettare anche dagli altri strambi isolani che, minacciati da una perfida famiglia di gatti, rischiano la vita ogni giorno.


Utilizzando una computer grafica semplice ed elementare, che riproduce fedelmente gestualità umane e animali, la McGuff Animation focalizza l’attenzione degli spettatori soprattutto sui dialoghi tra i personaggi e sui monologhi del protagonista, spesso atteggiati a soliloqui. Sebbene la narrazione venga affidata alla voce narrante di Martedì, aiutante e comprimario dell’eroe, la vicenda procede costantemente avanti e indietro nel tempo, elargendo anticipazioni e flashbacks coloriti e ironici. Tutti i personaggi, infatti, appartengono a mondi diversi: con il tempo, tuttavia, impareranno a condividere lo stesso territorio, a convivere sotto lo stesso tetto e persino ad “addomesticarsi” gli uni gli altri. La storia originale, ovviamente, viene semplificata ed epurata di ogni sfaccettatura critica; non si trova alcun riferimento allo sfruttamento coloniale o all’arretratezza dei nativi americani. Il pubblico ideale è quello dei più piccoli, che rimarranno catturati in un primo momento dalla policromia della flora e della fauna che caratterizzano l’isoletta sperduta nel mare. Apprezzeranno inoltre gli sketch comici che animano le interazioni tra i personaggi e sorrideranno dell’estrema goffaggine di ogni abitante, dimenticando persino la differenza tra specie e specie. Robinson Crusoe, insomma, si rivela subito una favola dal semplice impianto scenico e dal messaggio umanitario molto forte.


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