Cristian (Libero De Rienzo) è giovane, non ha un lavoro e non ha voglia di trovarlo. Crede che l’unica via d’uscita sia un colpo di fortuna, l'evento raro che può capitare una volta soltanto nella vita. Così quando gli viene proposto di trafugare una partita di cocaina in Liechtenstein decide di buttarsi nell’impresa coinvolgendo Palletta (Pietro Sermonti), suo amico più caro, con tanto cuore e poco buon senso. I due intraprendono un viaggio in Puglia alla ricerca della pipì di un giaguaro che sembrerebbe necessaria a confondere i cani poliziotto. Portare a termine questa avventura non sarà facile, soprattutto se di mezzo ci sono i boss di quartiere Silvanello e Sergione, il guru della droga John Benzedrina e la sua fidanzata Teresa (Margherita Vicario). Cristian e Palletta contro tutti è l'esordio alla regia di Antonio Manzini, già conosciuto come sceneggiatore e scrittore. Il film rispecchia le contraddizioni sociali in modo ironico e sottile: la figura dei (non più) giovani è incarnata da Cristian che, senza lavoro alla soglia dei trent’anni, si butta in un progetto figlio della disperazione e ai limiti della legalità. Terreno fertile per una comicità spontanea che nasce e si evolve on the road è la Puglia, splendida cornice che inquadra un mix di maschere e personaggi utili per i meccanismi oliati delle gag. Quest’accozzaglia di gente, riunitasi per caso grazie a un’impresa impossibile, riporta in auge quell’audacia scanzonata – del tutto italiota – secondo cui tutti sono in grado di fare qualunque cosa: anche un nullafacente, da un giorno all’altro, può diventare Pablo Escobar. Su questo presupposto s’impernia un prodotto divertente, moderno e scorrevole, che intrattiene piacevolmente lo spettatore. Gli intrecci narrativi funzionano nel loro delirio surreale. I dialoghi (in romanesco e/o pugliese stretto) sono ben scritti e ben interpretati: Libero De Rienzo e Pietro Sermonti si rivelano una spassosa coppia comica. Un plauso particolare va a quest'ultimo, nei panni del coatto romano dotato di ingenuità e dolcezza. Combinazioni improbabili al limite della stravaganza: questo ci prospetta Manzini, una componente presente anche in alcuni suoi libri come "La giostra dei criceti", dove niente è come sembra. Siamo quasi catapultati in questo contesto folkloristico e neuronale, irrisolvibile e irriverente al punto giusto: quanto basta per stuzzicare la fantasia e non annoiare. Siamo dinnanzi a nuovi stilemi di comicità che attingono molto dalla scrittura e aprono un piccolo spiraglio all’improvvisazione senza scadere in banalità. Novanta minuti di semplice divertimento.