Dopo aver sconfitto il temibile Shredder (Brian Tee), le tartarughe Ninja Leonardo, Raffaello, Donatello e Michelangelo vegliano sulla città di New York senza rivelarsi al mondo. Quando però Shredder riesce ad evadere di prigione, collaborando con il misterioso alieno Krang, i quattro fratelli saranno costretti ad intervenire per salvare nuovamente l'umanità da una pericolosa minaccia. Due anni dopo il film Tartarughe Ninja, diretto da Jonathan Liebesman, che aveva segnato il riavvio cinematografico dei personaggi nati nel 1984 dalla serie a fumetti creata da Kevin Eastman e Peter Laird, le tartarughe più famose di sempre tornano in sala con il seguito Tartarughe Ninja – Fuori dall'ombra. A sostituire Liebesman, c'è stavolta il regista Dave Green. Dai fumetti degli anni Ottanta alle celebri serie animate e televisive fino ai film live action, i quattro fratelli mutanti hanno attraversato più di una generazione di spettatori, diventando un marchio di piccolo culto tra gli appassionati. Data la loro storia trentennale, già con il reboot di due anni fa si credeva che rilanciare presso il nuovo pubblico di giovanissimi la fama dei personaggi, ributtandoli nel contesto cinematografico contemporaneo, sarebbe stata un'impresa da tentare. Ma se già il risultato con al timone il mestierante Jonathan Liebesman aveva prodotto un film mediocre, sospeso tra il mantenimento di una mitologia e la volontà di rivitalizzare situazioni e personaggi, Tartarughe Ninja – Fuori dall'ombra è un film di rara pochezza, che si limita a confermare i dubbi del primo capitolo. Le ambizioni sono basse per un prodotto di questo tipo. La regia, affidata al quasi sconosciuto Dave Green, appare quasi una sentenza nella poca fiducia del progetto. E a vedere il film, è difficile capire a chi possa rivolgersi questa nuova avventura delle tartarughe: non abbastanza nostalgica per i fan di vecchia data e di difficile fascino per i nuovi possibili spettatori. La sceneggiatura sembra un mix confusionario di trame, che guarda ai film di successo più recenti; si spazia tra la ovvia lotta Bene contro Male, fino alle scopiazzature evidenti al primo Avengers o di X-Men. Non si tratta di un'opera nemmeno poi così spettacolare. Per due ore si assiste a un film che è un pilota automatico di sequenze e dialoghi; con un 3D tutt'altro che utile ad aumentare il disagio.