Toxic Jungle è la storia dei los Hermanos Santoro, una sorta di The Doors argentini, dalla nascita del gruppo al primo disco. Un ritorno alle origini, attraverso flashback, racconta il viaggio di Diamond Santoro (Roberto Granados), membro del gruppo prog-rock creato ad hoc per il film, attraverso Perù e Argentina, per svolgere il viaggio che il fratello, morto di overdose ai tempi d'oro della band, non ha potuto portare a termine. Un rito quasi ancestrale, alla ricerca della Ayahuasca, la “buona medicina” che cura da tutti i mali. Concepito come un road movie attraverso la foresta amazzonica, Toxic Jungle segue Diamond lungo il suo cammino tra luoghi strani e misteriosi, attorniato da gente del passato e nuove conoscenze. Il fantasma del fratello continuerà a perseguitarlo fino al rito dell'Ayahuasca, eseguito dal Maestro Curadero Augustin Rivas Vàsquez, che interpreta il vero canto cerimoniale. partecipa al film anche Dona Cotrina, rispettata curadera di Iquitos. La scena del rituale costituisce sicuramente la migliore del film: tutto il fascino antico viene restituito nella sua intera forma, facendo facilmente sentire lo spettatore parte di questa cultura. E, come Diamond, anche il pubblico sembra messo nella condizione di estirpare i suoi demoni. Toxic Jungle è la storia di un uomo che cerca di superare un lutto; un dolore così forte che solo la Ayahuasca è in grado di lenire. Ma è anche il racconto di ciò che rimane dopo il successo: una fotocopia identica a se stessa, nonostante gli anni passati, che si scontra con la vita vera da portare avanti. A metà tra un documentario e una storia romanzata, Toxic Jungle resta tuttavia vittima di una trama confusa e incerta. Quello che poteva essere un film psichedelico si perde in mezzo alle troppe idee messe sul piatto, sviluppate solo in parte e lasciate senza una vera spiegazione. Le due narrazioni del passato e del presente sono talmente diverse che si potrebbe benissimo scindere il film in due storie diverse, dove i flashback non sono la sezione meglio riuscita. E anche la regia di Gianfranco Quattrini non incanta, nonostante avesse a disposizione la cornice incantata della foresta Amazzonica, già di per sé elemento di bellezza imprescindibile.