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Giorno di festa

16/07/2016 11:00

Mattia Caruso

Recensione Film,

Giorno di festa

È un mondo che prende lentamente vita il piccolo villaggio di contadini nel cuore della provincia francese dove Jacques Tati decide di ambientare il suo primo l

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È un mondo che prende lentamente vita il piccolo villaggio di contadini nel cuore della provincia francese dove Jacques Tati decide di ambientare il suo primo lungometraggio, mettendo in scena un intero microcosmo alle prese con i preparativi di un'imminente festa paesana. Un mondo attraversato in lungo e in largo dal postino Francois e dalle sue buffonesche peripezie, capace di farsi teatro di una nuova poetica e di una nuova sensibilità.


Che il genio comico di Tati fosse multiforme e non si limitasse alla più semplice farsa, solo in parte legato a quelle gag che, inevitabilmente, ne hanno sancito la popolarità, è chiaro sin da Jour de fete, da quest'opera prima che al gusto di una comicità fisica dalle trovate slapstick affianca uno sguardo sul mondo e sui suoi abitanti decisamente anomalo e fortemente personale. Perché Jour de fete non è solo la spericolata epopea di un goffo postino di paese – un prototipo del futuro Monsieur Hulot alle prese con una nuova idea di efficienza e di progresso – ma è anche, e soprattutto, un mirabile affresco umano, un trionfo di tipi e caratteri che attraverso uno sguardo e uno spirito di osservazione fuori dal comune restituisce il senso di un'intera idea di comico. Ecco allora, a guardarla col senno di poi, all'ombra dei suoi più maturi capolavori, che l'opera prima di Jacques Tati acquisisce un valore aggiunto, facendosi perfetta summa della sensibilità e dell'eclettismo comico del suo autore, punto di partenza di un modo unico di fare cinema e, insieme, primo, timido contenitore di quelle paure e ossessioni che popoleranno i film a venire.


Come non vedere, d'altronde, dietro alla folle corsa a rotta di collo del postino Francois – e alle sue manie di grandezza che lo vorrebbero al fianco dei postini-eroi americani visti in un film – le prime avvisaglie di quell'idea di progresso che sfoceranno, vent'anni dopo, nella distopia definitiva di Play Time. L'efficienza, come imparerà ben presto Francois, è, infatti, un'arma a doppio taglio, capace com'è di minare, fin dalle fondamenta, le relazioni umane e di annientare, senza via di scampo, quell'idea di comunità e umanità mai tanto forte e così ben rappresentata in un film come in Jour de fete.


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