Max Simkin (Adam Sandler) è un calzolaio che lavora presso la bottega di famiglia a New York. Deluso dalla vita e solitario, la vita dell'uomo cambia improvvisamente quando, durante una riparazione, si imbatte in una vecchia cucitrice ereditata dal padre. Indossando un paio di scarpe di un cliente, lavorate tramite la cucitrice, Max scopre di poter trasformarsi in quella persona. Presentato in anteprima al Toronto Film Festival nel 2014, Mr.Cobbler e la bottega magica, solito titolo fantasioso della distribuzione nostrana per l'originale The Cobbler, è il quarto film del regista de Il caso Spotlight Thomas McCarthy, in uscita nei cinema italiani con due anni di ritardo. Dopo i trascorsi da dramedy indie di inizio carriera, come l'interessante opera d'esordio The Station Agent, il riuscito L'ospite inatteso e il meno convincente Mosse vincenti, McCarthy realizza una commedia drammatica innescando la trovata da fantasy, con l'obiettivo di dare imprevedibilità a un canovaccio narrativo altrimenti troppo scontato. Sospeso tra un modo di porsi divertito e uno ben più malinconico, purtroppo The Cobbler appare come un'opera quasi totalmente fuori fase nelle sue componenti che, per tutta la durata, stridono tra loro. McCarthy è incerto sulla via da prendere: e il film assimila in malo modo tutte le possibili anime. Dalla commedia favolistica al dramma, fino ad arrivare a un poco sensato cambio di registro da black comedy totalmente non nelle corde del film. Ed è questa confusione incontrollata di toni e modalità di racconto che non aiutano The Cobbler, poco supportato anche da un Adam Sandler protagonista assoluto che non fa molto per raddrizzare le sorti del film. Tra svolte narrative che simboleggiano una scrittura approssimativa, è anche difficile capire cosa il film miri a raccontare, bloccato tra l'ennesima parabola di redenzione e una banale ricostruzione familiare ed esistenziale. Tutto, o quasi, affossato in un film che fa a gara con se stesso per sbagliare il più possibile.