Il piccolo Martin (Gabriel Bateman) vive con la madre Sophie (Maria Bello), fortemente depressa e ossessionata dallo spirito di una vecchia amica che si palesa solo in assenza di luce e che spaventa il bambino durante la notte. Rebecca (Teresa Palmer), anch'essa perseguitata dallo spirito in passato, cerca di salvare la propria famiglia prima che l'entità maligna prenda il sopravvento. Tratto dall'omonimo cortometraggio del 2013, diretto dal regista svedese David F Sandberg, Lights Out – Terrore nel buio è l'opera d'esordio di Sandberg dopo una serie di corti. Tra i produttori del film figura anche il nome di James Wan, regista dei due capitoli di Conjuring. Presentato in anteprima al Los Angeles Film Festival, Sandberg realizza un thriller-horror fin troppo convenzionale dove le poche idee paiono riflessi di un immaginario orrorifico ben conosciuto, che un film come Lights Out - Terrore nel buio si limita stancamente a riproporre. Trovate e trucchi per creare spavento e tensione si ripetono e non saltano lo stereotipo, fino a una dicotomia troppo evidente, insita nella messa in scena, tra il chiarore della luce e l'oscurità del buio, unico modo per rivelare lo spirito maligno al centro del film. E Lights Out - Terrore nel buio, sembra non avere altro spunto se non quello di giocare ossessivamente con l'oscurità e il vedo/non vedo della creatura, con risultati non sempre efficaci soprattutto se reiterati. L'impressione è di star assistendo a un horror sicuramente a basso budget ma per spettatori neofiti, che prova a unire l'archetipo della casa infestata da uno spirito, con una sceneggiatura che scopiazza dal primo Insidious dello stesso Wan, soprattutto nel collegamento tra mondo dei vivi e quello dei morti, e certe influenze del recente Somnia di Mike Flanagan su come il passato possa essere veicolo per un orrore presente. Ma la sensazione di già visto e la scarsità di inventiva nell'usare l'horror deludono su più fronti, anche quando Lights Out prova a uscire dal genere e a raccontare l'ennesima storia familiare come pretesto per affrontare le paure più recondite.