Dopo il fallimento del suo matrimonio e dopo aver perso il lavoro, Stéphanie (Alexandra Lamy) è costretta a tornare a vivere nella casa di sua madre (Josiane Balasko). Qui le regole sono le stesse di quando era una ragazzina e con i suoi fratelli è tutt'altro che semplice. Soprattutto però, sarà il comportamento della madre a insospettire Stéphanie e a domandarsi cosa le frulla nella testa. Già con l'inconsistente Benvenuti a bordo, Eric Lavaine aveva dimostrato di preferire fra tutti i generi il cinema di intrattenimento. Con Torno da mia madre il regista e sceneggiatore francese dirige una commedia, stavolta non a bordo di un vistosa nave da crociera, ma perfettamente calata nell'attualità dei temi familiari e sentimentali. Il film di Lavaine è la storia di una figlia quarantenne costretta per ragioni economiche e di crisi personale a tornare a casa dalla madre, una vedova (apparentemente) svampita ma pronta a riservare sorprese. Una vicenda tinta di rosa, virata al femminile: due donne in momenti diversi della loro vita, appartenenti a generazioni in conflitto, ma in qualche modo entrambe mai abbastanza compiute, si scontrano e poi si incontrano nuovamente nel desiderio di dare una svolta, di mostrare che non si è mai troppo vecchi. O troppo giovani. Il soggetto di Torno da mia madre non è niente di più originale di una fiction televisiva di prima serata, così come la sceneggiatura – opera dello stesso Lavaine - non brilla né per dialoghi nè nei siparietti comici, quasi tutti giocati sul distacco generazionale fra le due donne. Ma, ancora una volta, come già nelle precedenti opere dell'autore francese, sono gli interpreti a fare la differenza. Alexandra Lamy ma soprattutto la divertente Josiane Balasko danno vita a una commedia borghese, (fin troppo) dialogata ma dotata di brio, mai grottesca e sufficientemente in grado di stemperare i temi contemporanei con gli ingredienti sentimentali. Ecco perchè sarebbe stato meglio mettere in campo meno temi e sviluppare meglio le trovate divertenti e gli espedienti romantici, così che il film non perdesse la propria identità . Invece Torno da mia madre si impone di parlare del presente, rinunciando qualche volta alla leggerezza in favore di una – meno riuscita – volontà educatrice o sociale.