Per quanto, in un certo senso, possa apparire paradossale, non potevano che richiamarsi al passato i minuti iniziali di Star Wars: Episodio I - La minaccia fantasma, primo capitolo ma quarto episodio in ordine cronologico della saga un tempo nota come Guerre Stellari. Eppure al principio di tutto, alle origini narrative di un universo appena nato – con il maestro Jedi Qui-Gon Jinn e il suo padawan Obi-Wan Kenobi a fare la loro comparsa su un'enorme stazione orbitante, adoperandosi con ogni mezzo necessario per difendere il pacifico pianeta Naboo e la sua regina dalle mire della Federazione dei Mercanti – c'è qualcosa che salta subito all'occhio, qualcosa che non torna e va ben al di là degli infiniti rimandi e della familiarità con un mondo nuovo seppure, inevitabilmente, ritrovato. Certo, gli elementi distintivi sono ancora tutti lì e in bella vista, solidi e immancabili come uno scontro a base di Forza e spade laser, rassicuranti come la parata di luoghi e personaggi oramai familiari a qualsiasi appassionato, dal ricorrente Tatooine all'immenso Coruscant, da R2-D2 a Jabba the Hutt. Persino il gusto per il viaggio e l'avventura paiono ancora resistere in questa nuova trilogia, così come le profetiche anticipazioni di un futuro condiviso, magari incarnate da misteriosi bambini dall'aura messianica. Ma, nonostante tutto, è innegabile il cambiamento che sta alla base di questa nuova fase della ormai quarantennale esperienza della saga. Non avrebbe potuto creare rottura maggiore col passato e con il suo stesso immaginario George Lucas nell'atto di rimettere personalmente mano alla galassia di Guerre Stellari, stravolgendo sin dalle fondamenta l'intuizione stessa che, ventidue anni prima, aveva dato vita al progetto. L'origine del suo mondo intergalattico è infatti all'insegna dello scarto, una rottura celata sì da figure e situazioni ricorrenti ma evidente nella portata stessa dell'intera operazione. Un taglio forte, quello di Episodio I, eppure inevitabile per una saga che col suo spirito avventuroso e favolistico era giunta all'ormai definitiva saturazione. D'altronde, il campanello d'allarme aveva già cominciato a suonare – attutito da un senso di meraviglia non ancora del tutto estinto – sedici anni addietro con la deriva oramai sfacciatamente fantasy di Star Wars: Episodio VI - Il ritorno dello Jedi. Cos'altro ci si sarebbe potuti aspettare da quello schema che già cominciava a sfilacciarsi e a imitare se stesso? Star Wars: Episodio I - La minaccia fantasma, allora, decide di non parlare più la lingua indefinita e suggestiva del mito e del racconto di formazione ma quella debordante e didascalica del romanzo storico, trasformandosi in un blockbuster più vicino, negli intenti, a Guerra e pace piuttosto che a Propp e alle sue funzioni, al racconto corale, agli intrighi e agli eroismi epici e isolati piuttosto che alla fiaba e all'empatia per i suoi protagonisti. Una trasformazione che potrà dirsi compiuta già con il capitolo successivo ma che qui comincia a mettere radici, alterando irreparabilmente la struttura del racconto e dando vita a un ibrido in bilico costante tra un nuovo corso e un goffo tentativo di (ri)congiunzione col passato, dove la meraviglia fiabesca lascia gradualmente il passo a un affresco visivamente suggestivo e spettacolare e a un gusto enciclopedico per un mondo scandagliato fin nei suoi più piccoli anfratti. Quello che resta del piacere infantile e avventuroso del passato finisce col riassumersi nella coinvolgente corsa degli “sgusci” e nella non altrettanto memorabile introduzione del nefasto personaggio di Jar Jar Binks (solo in parte mitigata dalla figura di uno dei villain più incisivi della nuova trilogia). Forse è proprio questa sua indecisione di formato e registro, questo suo essere (inevitabilmente) un'opera di passaggio – mentre tutt'intorno si porta a compimento quella rivoluzione tecnologica finalizzata alla ricerca di un nuovo (ma asettico) stupore digitale – a rendere Star Wars: Episodio I - La minaccia fantasma il capitolo meno riuscito e più imperfetto dell'intera (fino a ora) saga. Un inizio che è anche il principio, nel bene e nel male, di un nuovo corso cui, all'alba del nuovo millennio, dovrà confrontarsi e scendere a patti un'intera idea di cinema.