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Baden Baden

30/09/2016 10:00

Samantha Ruboni

Recensione Film,

Baden Baden

L'opera prima di Rachel Lang, un racconto di formazione

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Ana ha 26 anni. Dopo un impiego lavorativo disastroso, decide di andare a vivere con la nonna. La sua missione diventa ristrutturare il bagno dell'anziana in maniera più sicura e consona alle sue esigenze: con l'aiuto di un buffo commesso, il bagno prenderà forma e, mentre la nonna va in ospedale, per Ana una passione amorosa è pronta a tornare dal passato.


Presentato al 66° Festival del Cinema di Berlino e in anteprima italiana al 1+20 Milano Film Festival, vincitore del Best Fiction Film Award al Crossing Europe Festival 2016, Baden Baden è un film di formazione. Parla di Ana e del suo tentativo di crearsi una vita, nel caos che precede l'età adulta. Tra uno strano triangolo amoroso, passioni trascorse, genitori invadenti e una Porsche rubata, la vita della ragazza non è di certo facile; il traguardo dei trent'anni risuona come una chiamata alla concretezza e alla maturità. La bellezza di questa opera prima di Rachel Lang è la spensieratezza che aleggia per tutta la pellicola, ma allo stesso tempo la rappresentazione dell'ansia e della determinazione della protagonista.


L'idea di Baden Baden prende vita dopo i due precedenti cortometraggi della giovane regista: riprendendo i personaggi dei due corti - Ana, la nonna, Boris e l'idraulico - la Lang continua in questo lungometraggio una storia che ha quasi l'aspetto di una trilogia. Un film fresco, uno spaccato di vita, una commedia tragica nella quale tutti i ventenni, in procinto di approcciare i Trenta, si possono rivedere. Il passaggio all'età adulta viene trattato con un'interessante espediente narrativo e metaforizzato nella costruzione del bagno. Salomè Richard risulta l'attrice perfetta per la parte di Ana, con un viso angelico e il portamento androgino. Nonostante la produzione sia belga, Baden Baden riporta in auge quello che è lo stile francese di far cinema, ricordando un po' - sia nel triangolo amoroso che nella protagonista femminile, complicata e libertina - la Nouvelle Vague di fine degli anni '60.


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