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Il sogno di Francesco

05/10/2016 11:00

Martina Calcabrini

Recensione Film,

Il sogno di Francesco

San Franceco D'Assisi è una delle figure più controverse della storia del cristianesimo: uomo forte e risoluto, grande sognatore e fratello devoto nei confronti

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San Franceco D'Assisi è una delle figure più controverse della storia del cristianesimo: uomo forte e risoluto, grande sognatore e fratello devoto nei confronti dei più bisognosi, ma, contemporaneamente, testardo, ostinato e irremovibile davanti alle decisioni prese. Negli anni, numerosi adattamenti cinematografici hanno portato sul grande schermo la sua esistenza travagliata, fatta di fragilità e insicurezze tipicamente umane surclassate però da una sconfinata fede in Dio. Anche i registi francesi Arnaud Lovet (sceneggiatore della serie televisiva Virage Nord) e Renaud Fely (autore di Pauine et Francois) scelgono di trasporre la storia del santo con Il sogno di Francesco ma, differentemente dai loro predecessori, firmano una pellicola corale che, tralasciando la vicenda personale del martire, si sofferma sul sentimento fraterno che lo porta a diventare il simbolo di cui il popolo ha bisogno.


Assisi, 1209. Figlio di un ricco mercante, Francesco (Elio Germano) ha lasciato ogni suo bene personale per vivere in completa povertà e dedicarsi a un'esistenza umile e modesta. Molti hanno seguito il suo esempio e hanno rinunciato ai loro agi aristocratici e ai beni di lusso per unirsi a lui e cibarsi unicamente della fede di Dio. La Chiesa Cattolica inizia a vedere il loro gruppo come una minaccia e chiede quindi a Francesco di scrivere una Regola che gli permetta di essere riconosciuti come comunità cristina. Egli postula però modi di comportamento talmente rigidi da portare il Papa a esigere delle modifiche immediate. L'uomo non cede e, mentre una grave infezione agli occhi lo costringe a un'estrema cecità, il confratello Elia (Jérémie Renier) cambia la Regola secondo i dettami della Chiesa. Francesco dunque lo allontana dalla confraternita e gli concede il perdono soltanto poco prima di morire quando, colpito dalle stimmate, non riesce più neanche a muoversi.


L'ideale umanitario di Francesco si basa principalmente sulla fratellanza, sulla libertà e sulla carità reciproca che unisce gli uomini di ogni razza e di ogni credo. Il suo sogno, dunque, è quello di creare un mondo migliore senza capi, né ingiustizie, né proprietà privata. Uomini, piante e animali vengono infatti posti sullo stesso livello e amati in egual misura. L'inquadratura iniziale pone infatti Francesco al centro di una natura incontaminata, avvolto dal canto degli uccellini e attorniato da uomini buoni che lo assistono e lo supportano. Egli però non è ritratto come un uomo perfetto ma piuttosto come un'anima fragile e immatura: non accetta i consigli degli amici perchè si ostina a rimanere legato alle proprie posizioni insindacabili, discute e punisce chiunque si opponga ai suoi dettami e si rifugia nel silenzio e nella solitudine quando messo in discussione. E' un ruolo travagliato, dunque, quello in cui Elio Germano si immerge, un compito difficile e delicato che realizza brillantemente tramite una recitazione pastosa e intimista. La sua storia non viene raccontata in prima persona ma divisa in capitoli e affidata ai confratelli che la interiorizzano come una vera lezione di vita. La maestosa fotografia di Léo Hinstin (già direttore della fotografia di No Escape - Colpo di stato) permette allo spettatore di partecipare alla vicenda e di sentirsi parte di quell'universo incontaminato ma, gli evidenti problemi di sceneggiatura, lo riportano nel presente e rendono la pellicola soltanto un'altra versione laica di una storia già nota.


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