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Caffè

07/10/2016 10:00

Samantha Ruboni

Recensione Film,

Caffè

Accomunati dalla bevanda amara più bevuta al mondo, girano attorno al caffè le storie di Ahmed (Hichem Yacoubi), Renzo (Dario Aita) e Fei (Fangsheng Lu)...

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Accomunati dalla bevanda amara più bevuta al mondo, girano attorno al caffè le storie di Ahmed (Hichem Yacoubi), Renzo (Dario Aita) e Fei (Fangsheng Lu). In Belgio, Hamed è il proprietario di un banco pegni, fuggito dall'Iraq. Durante una manifestazione viene svaligiato il suo negozio e viene rubata una caffettiera in argento che apparteneva alla sua famiglia da generazioni. Renzo, in Italia, è un sommelier del caffè, che lavora in una bar di paese, sottopagato. Cerca una vita migliore a Trieste, una delle maggiori città per il caffè, ma la strada non è facile come sembra, e Renzo si farà coinvolgere in un giro losco che lo metterà a dura prova. Fei, in Cina, è un giovane manager, abituato alla vita di lusso, che sta per sposare la figlia del suo capo. Tutto procede per il meglio finché si deve occupare di un incidente negli impianti dello Yunnan, parte della Cina dove Fei ha le sue radici e patria della produzione di caffè. Qui scopre una giovane artista che gli farà riscoprire i valori della famiglia e della natura.


I destini legati in un mondo sempre più piccolo, è il tema della pellicola di Cristiano Bortone, Caffè, presentato alle Giornate degli Autori – Venice Days 2016. Il caffè preso come capro espiatorio per raccontare una storia amara, una storia aspra e una storia dolce, come le essenze della bevanda più bevuta al mondo. Tutti i protagonisti combattono le loro piccole battaglie personali, che rappresentato però un conflitto più universale. Sono i giovani i protagonisti di queste storie, giovani in difficoltà, i primi ai quali viene privata la sicurezza e il futuro. Con Hamed entriamo nel clima d'intolleranza sempre più crescente che vediamo quotidianamente nelle strade e sui giornali. Vittima e aguzzino sono entrambe frustrati dalla loro marginalità, portando a un circolo di incomprensione e rabbia. Fei, invece, con il ritorno alle origini, mette in crisi la propria scala di valori. Fei ha il coraggio di lasciare le catene del lusso, per far riaffiorare le proprie radici dimenticate e trovare, grazie a un incontro casuale, la propria strada e felicità. Il tutto legato dal caffè, un prodotto che accomuna tutto il mondo, con gesti e tradizioni diverse. Nonostante l'amarezza, ci attende un lieto fine, dolce come la nota finale del caffè.


Pellicola internazionale, realizzata con troupe tecniche locali per ogni nazione, Caffè risulta un film con un grande potenziale, ma non ben trattato. L'idea del caffè che accomuna le storie è interessante, ma poco sviluppato: il tema si ha all'inizio delle storie, ma poi si perde in racconti un po' troppo drammatici e a volte tirati per i capelli. Sicuramente la migliore risulta la storia di Fei, elegante e raffinata, con dramma, ma non esageratamente trattato come nelle altre storie che lo accompagnano. La storia italiana risulta ormai un po' obsoleta, la coppia giovane che cerca una vita migliore in un'altra città, senza risultati, è una tema già utilizzato in maniera ormai esasperata dalla cinematografia italiana. Anche la storia di Hamed non risulta così originale. Una sensazione di già visto pervade tutta la pellicola.


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