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Natale col boss

24/10/2016 11:00

Andrea Desideri

Recensione Film,

Natale col boss

Un film di Natale a firma di Volfango De Biasi, che somiglia sempre meno a un cinepanettone

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Alex e Dino (Lillo&Greg) sono due chirurghi di Milano, noti per aver cambiato i connotati a pazienti eccellenti con poche e semplici mosse. Si troveranno, loro malgrado, a dover accontentare le richieste di un potente boss della Camorra che ha l’esigenza di cambiare volto: lo Scavafosse, che vuole diventare uguale a Leonardo Di Caprio. Peccato che, dopo l’operazione, il boss non ricordi Leonardo Di Caprio ma Peppino di Capri. Tutta colpa di un’incomprensione che comprometterà seriamente le sorti dei due medici.


Il film di Natale, a firma di Volfango De Biasi, somiglia sempre meno a un cinepanettone: diversi i tempi, i meccanismi e le battute. Si esce dal contesto tradizionale della pellicola natalizia per offrire una prospettiva nuova, più malleabile e aperta alla comicità nonsense che è più congeniale a Lillo e Greg. Nonostante il titolo ponga l’accento sulla figura di un boss cantante, la bagarre comica è portata avanti dal duo comico romano, aiutato anche da Paolo Ruffini e Francesco Mandelli che si calano bene nel ruolo di comprimari pur risultando leggermente goffi e ingessati. Battute molto astratte, che richiamano concetti precisi e fanno ridere soltanto attraverso l’uso di una certa teatralità, sono tipiche del duo romano. Ma, più che sulla parola, si punta stavolta sulla forza dell’immagine e sulla preponderanza del ridicolo. I poliziotti scimmiottano una parodia dei film d’azione più celebri, così come i chirurghi ripropongono una versione kitsch di E.R e Grey’s Anatomy. Ovviamente, non può mancare la figura femminile capace di catalizzare attenzione ed interesse, ruolo riservato a Giulia Bevilacqua, che si ritrova a fare i conti con l’essere la moglie desiderata e desiderabile di un rappresentante dell’Arma, nascondendo (neanche troppo velatamente) la voglia di prendere parte alle azioni di Polizia. Questo mix di erotismo, action e comicità ne fanno un personaggio imprescindibile. Il boss, infine, comanda poco e si fa valere esclusivamente come cantante: artificio retorico che funziona i primi venti minuti di film, poi stanca. Anche se, a dir la verità, “Champagne” colpisce sempre. La "hit" di Peppino Di Capri viene riproposta in loop durante il girato, quasi fosse un mantra, e riadattata da Guè Pequeno nella colonna sonora finale.


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