Justin Webster dedica un documentario di 88 minuti al più rappresentativo scrittore sudamericano, quel Gabriel Garcia Marquez capace di entrare nel cuore di milioni di persone in tutto il mondo e conquistare nel 1982 il premio Nobel per la letteratura. Webster ci conduce per mano sul percorso di vita del grande autore colombiano, partendo da ancor prima della sua nascita, avvenuta ad Aracataca il 6 marzo 1927, per farci conoscere le sue radici, i rapporti con i genitori e soprattutto i nonni, considerati essenziali nello sviluppo della personalità e delle tematiche di Gabo, come era chiamato dagli amici. I tanti viaggi, gli incontri, l’amore e l’impegno politico sono il contesto in cui si sviluppa una vita dedicata alla letteratura, che si nutre di questa passione e che per essa ha conosciuto il rischio, nello sbarcare il lunario e nei veri e propri pericoli connessi a un attivismo politico che lo vede in contrasto con i poteri forti del proprio paese in uno dei periodi più cupi per la storia della Colombia. Vita e letteratura si intrecciano nel percorso di Marquez, che il documentario presenta attraverso documenti e video d’epoca; nelle parole di parenti, amici e conoscenti, ma anche di personalità di spicco della politica, come l’ex Presidente degli Stati Uniti Bill Clinton. La realtà colombiana e la fantasia di Macondo, i personaggi immaginari ma radicati nella realtà degli incontri fatti dall’autore, l’amore di una vita, fortemente voluto e concretizzato…tutto nella vita di Marquez sembra aver seguito un piano, difficile dire se da attribuire al destino o allo stesso scrittore. Data la caratura del protagonista, non stupisce che il documentario risulti quasi agiografico, presentando un ritratto di Marquez caratterizzato da molte più luci che ombre: lo scrittore è un personaggio piacevole e positivo, che ha saputo sopportare situazioni complesse, soprattutto in termini economici, fino a quando il successo di "Cent'anni di solitudine" non l’ha proiettato nell’Olimpo degli scrittori contemporanei. Unici aspetti sui quali Webster si permette di accennare un velo di critica è relativamente al rapporto di Gabo con Cuba, evidenziando una mancata presa di posizione di Marquez rispetto agli eccessi della dittatura di Castro, presto spiegata con l’amicizia che legò lo scrittore al Lider Maximo e che permise all’autore di aiutare concretamente tanti, ottenendo la liberazione di scrittori e poeti proprio in virtù di un rapporto che, piuttosto che alle critiche di facciata, diede modo all’autore di badare al sodo. Un documentario interessante nei contenuti, un po’ piatto nella costruzione, ma comunque efficace nel ricostruire la vita di una delle personalità più influenti nella storia della letteratura mondiale.