Chiara (Laura Chiatti) e Damiano (Riccardo Scamarcio) sono sposati e vivono a Polignano a Mare. Tra lavoro e routine, si preparano ad affrontare l’imminente arrivo del loro primo figlio. Questa attesa non sarà poi così dolce. Infatti, per Natale, la suocera Matilde (Antonella Attili) ha organizzato una “vigilia alla barese”: le famiglie dei due sposini saranno riunite per una cena in grande stile, l'occasione giusta per mettere in tavola vecchie ruggini e far riaffiorare sentimenti assopiti. La cena di Natale si presenta come sequel di Io che amo solo te. Nel primo film, infatti, la coppia Scamarcio-Chiatti doveva affrontare il grande passo delle nozze e l'incontro dei due nuclei familiari, diversi ma non distanti. La mentalità di paese e gli stereotipi sociali venivano portati all’eccesso per rispecchiare il modus vivendi meridionale. Ritroviamo gli stessi temi anche in quest’ultima opera. Al centro di tutto stavolta non c'è il matrimonio ma l’imminente gravidanza di lei che, invece di catalizzare gli equilibri, li destabilizza. Marco Ponti mette in scena una commedia nella quale assistiamo a uno sviluppo lento che permette (soprattutto nella prima parte) di approfondire la natura e l’evoluzione dei vari personaggi, che non sono più proprietà privata dell’autore ma diventano parte di un qualcosa di più concreto, come una comunità. Del resto in ogni paesino, dove si sa tutto di chiunque, si cercano di evitare come la morte i pettegolezzi. Basta un taglio di capelli sbagliato per dare adito a voci false e tendenziose. Questo è il terreno su poggia il film, che prende spunto dall’omonimo romanzo di Luca Bianchini. La cena di Natale è stato scritto di getto, come ribadisce lo stesso autore in conferenza stampa, e questo traspare anche nella realizzazione cinematografica. Un prodotto che sembra esser una via di mezzo fra diversi generi: incompleto, spezzato, farneticante e fastidiosamente flemmatico. Troppo profondo – a tratti – per una commedia, poco convincente per essere un film drammatico. Un film romantico mal riuscito, che punta sul racconto dell’amore ma non lo celebra a pieno. Vorrebbe regalare sorrisi, ma le battute e il dinamismo richiesto arrivano quando è già tardi. Se Io che amo solo te, nonostante tutto, era la novità La cena di Natale ha tutta l’aria di una forzatura e sembra voler ripescare qualcosa che avrebbe dovuto esaurirsi tempo fa. E che sicuramente non necessitava di un ulteriore capitolo. Non basta il cast per giustificare un intreccio narrativo stagnante e prevedibile e nemmeno le interpretazioni vivaci di Eugenio Franceschini, Dario Aita e Eva Riccobono - componenti omosessuali del film - sollevano il piattume generale. Al netto di eccessive aspettative, La cena di Natale potrebbe risultare indigesta.