Dianne (Olivia Thirlby) e Henry (Ben Feldman) sono una coppia di trentenni che vivono a Los Angeles. Lui è un regista sperimentale, lei una creativa in carriera. Tutto sembra andare per il verso giusto finché decidono di accettare le aspettative "sociali" dei loro amici e familiari e avviare un progetto più solido: vivere in una nuova casa e pensare al matrimonio. Seppur scegliendo di attraversare queste tappe a modo loro - sposarsi da soli senza nemmeno un anello e vivere nella stessa caotica casa - qualcosa nel piano dei due giovani va storto. Bastano meno di ventiquattr'ore di matrimonio per mettere a repentaglio un lungo e felice rapporto di convivenza. Il 34esimo Festival di Torino si apre con l’opera seconda del regista Rafael Palacio Illingworth, Between us. Un film che racconta in maniera vera e struggente le dinamiche che caratterizzano i rapporti di coppia e le difficoltà di accettarli e viverli serenamente. Torino si apre quindi con un classico esempio di cinema indipendente americano, che strizza l’occhio alla commedia drammatica di Cassavetes. Il film, pur ripetendo fedelmente gli stilemi dell’indie americano, ha un trattamento molto contemporaneo, che attualizza la messa in scena rendendola meno classica, con un interessante virato sui tempi moderni. Per tutta la fruizione della pellicola c’è qualcosa che incombe, che si ripete. Come una base, un sottofondo musicale sullo sfondo: sono quasi le sembianze che assume il tempo filmico, in ciò che in questa pellicola rappresenta in maniera martellante. Un orologio con le lancette rotte che non serve riparare, perché ormai saperlo non funzionante è quasi più confortante che sistemarlo. Lo sguardo del regista è interessante: una coppia che si è fatta attraversare dal tempo, rimanendo ferma su se stessa. In questa immobilità ha riversato tutti gli spettri possibili di insoddisfazioni e debolezze, impossibilitati a venir fuori perché in asimmetria rispetto alla costruzione di un rapporto. Sarà proprio il matrimonio a rappresentare il turning point narrativo: non superando il congelamento sentimentale per trovare un equilibrio insieme in una nuova stagione della vita, i due protagonisti escono dal rassicurante microcosmo e incontrano l’altro, l’altrove. Una dimensione che è dura da affrontare da soli, quando soli non si è stati mai. Così, svuotandosi della propria controparte e provando a riempirsi di emozioni nuove e inaspettate, i due scopriranno la fatica, il dolore, ma soprattutto l’inaspettato. E ne saranno travolti fino al sacrificio estremo. Il film ha una struttura ciclica: si apre con un’inquietante nuvola stile Magritte e si conclude allo stesso modo, quasi metafora di un caos irrimediabile che si può solo accettare, perché non c’è nulla che si possa fare per spazzarlo via e far tornare il sereno. Una nuvola di difetti, errori e sensi di colpa, che macchierà per sempre qualsiasi percorso si decida di attraversare, da soli o in due. La tematica potrà sembrare banale, ma il punto di vista registico è assolutamente stimolante. Quello che manca a Between us è un equilibrio di fondo, una giustapposizione delle parti. Troppo dilatata la prima parte, quasi a voler rappresentare con masochismo lo stallo delle dinamiche di coppia; troppo precipitoso il finale, in cui gli attori vengono risucchiati, uscendone con le mani sanguinanti e piene di ferite.