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Snowden

21/11/2016 12:00

Riccardo Tanco

Recensione Film,

Snowden

Oliver Stone riporta al cinema la storia di Edward Snowden

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Nel giugno del 2013 l'ex tecnico informatico e analista della CIA Edward Snowden (Joseph Gordon Levitt) rivela attraverso un'intervista alcune informazioni governative segrete, tra cui un sofisticato sistema di sorveglianza elettronica a opera della NSA per controllare le attività telefoniche e digitali di milioni di persone nel mondo.


Basato sui libri "The Snowden Files" di Luke Harding e "Time of the Octupus" di Anatoly Kucherena e presentato in anteprima al Toronto Film Festival, Snowden è il nuovo film da regista di Oliver Stone, quattro anni dopo il precedente Le Belve. Al centro della storia c'è la figura di Edward Snowden, il giovane analista della CIA che nel 2013 scoprì i sistemi di controllo informatico nella vita privata delle persone compiuti dal governo americano.


Snowden è già stato protagonista del documentario Premio Oscar nel 2015 Citizenfour, diretto da Laura Poitras, che raccontava i giorni e gli avvenimenti precedenti e successivi alle scottanti dichiarazioni. Il film di Oliver Stone è costruito come un lungo flashback che alterna passato e presente della vicenda, ricostruendo e ripercorrendo vita privata e carriera di Snowden, coprendo un arco di tempo che va dal 2004 al 2013. Da sempre affascinato da personaggi controversi della storia recente, soprattutto americana, Stone cerca nel suo Snowden (interpretato con discreta capacità di mimesi da Gordon Levitt) un ennesimo protagonista fuori dagli schemi, cercando di esplorarne complessità e psicologia, in bilico tra il geniale hacker e un paladino contemporaneo della libertà.


Opera che non vuole essere calligrafica né celebrativa, Snowden segue i territori di un thriller informatico nascosto da film biografico. E Stone, nelle vesti di regista e sceneggiatore in coppia con Kieran Fitzgerald, realizza un film che si pone l'obiettivo di parlare delle contraddizioni e del lato oscuro dell'America, usando il personaggio del protagonista per un nuovo discorso sulle storture statunitensi. Dal concetto della guerra al terrorismo e ai nuovi nemici invisibili e indefinibili del mondo contemporaneo, alla violazione della libertà informatica come un occhio unico e indagatore sulla vita di chiunque, fino alle sfumature etiche su privacy e sicurezza. Ambizioni alte che però il film di Stone appiattisce in un approccio poco lucido, che non rivela chissà quanto e non apre più che spiragli sulle molte faccende che il film vorrebbe introdurre. Così Snowden si mostra un convenzionale biopic, perdendosi in una strada didascalica da cinema di denuncia che celebra l'importanza dell'accusa al potere.


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