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Paterson

28/11/2016 11:00

Riccardo Tanco

Recensione Film,

Paterson

Il nuovo film scritto e diretto dal regista americano Jim Jarmusch, tre anni dopo Solo gli amanti sopravvivono

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Paterson (Adam Driver) è un autista di autobus che vive nella città di Paterson nel New Jersey assieme alla creativa fidanzata Laura (Golshfteh Farahani). L'uomo segue una routine quotidiana fatta di pochissimi imprevisti ed emozioni ripetitive, trovando sollievo nella sua passione per la poesia.


Presentato in concorso al 69°Festival di Cannes, Paterson è il nuovo film scritto e diretto dal regista americano Jim Jarmusch, tre anni dopo il precedente Solo gli amanti sopravvivono. Nel cast l'attore Adam Driver, alla prima collaborazione con Jarmusch, e l'attrice iraniana Golsfhteh Farahani. Dopo aver affrontato nelle sue opere precedenti varie commistioni di genere - tra cui da ultimo l'horror con Solo gli amanti sopravvivono -, Jim Jarmusch gira un dramedy che racconta sette giorni di vita dei personaggi. Un film leggero eppure estremamente complesso e sospeso nei toni, che si fa forza di una struttura lineare ed elegantemente composta.


Nel raccontare le strane vicende di Paterson, autista-poeta dalla vita ordinaria, Jarmusch realizza un'opera che cerca di trasmettere e trovare la poesia nel quotidiano; un film quasi senza peso per come attraversa le immagini e le situazioni, che si impone di trovare in una maniera mai forzata, la bellezza e la straordinarietà delle cose. E se il fulcro è proprio il jarmuschiano personaggio del protagonista, Paterson pare volersi sospendere e rendersi inafferrabile pur nella sua onestissima leggerezza e volontà di affermare il bello e il poetico come unica possibile via d'uscita alle delusioni che la vita può riservare. Il segreto è il tocco aggraziato, avvolgente e invisibile di Jarmusch; mai pietoso né obbligatoriamente simpatico o cinico.


La regia esiste ma non si vede e prova a traferire un'atmosfera quasi sognante a un film che pare celebrare la sensibilità come atto di vivere, l'essere interiore dentro ognuno contro l'arroganza di chi circonda il resto. Paterson pone uno sguardo delicato e fatto di attimi, sull'ascoltare e vedere l'altro, sullo scoprire la bontà nei gesti più lineari e ovvi. Un film dalla semplicità eterea e dalla dolcezza mai melensa, che sfodera nella scrittura un'intimità quasi disarmante. E se nelle intenzioni resta una sorta di piccola opera serena, Paterson rimane felicemente irrisolto, senza però lasciare in sospeso nulla, quando parla delle umane cose con straordinaria e profonda malinconia.


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