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Il medico di campagna

11/12/2016 11:00

Eleonora Piazza

Recensione Film,

Il medico di campagna

Il regista francese Thomas Lilti dirige Il medico di campagna (Le Médecin de campagne) una commedia dai toni leggeri che vuole infondere speranza e comunicare p

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Il regista francese Thomas Lilti dirige Il medico di campagna (Le Médecin de campagne) una commedia dai toni leggeri che vuole infondere speranza e comunicare positività sullo sfondo drammatico di un tumore.


Jean-Pierre Werner (François Cluzet) è un medico che stanco della frenesia parigina, esercita da trent’anni la sua professione in un paese di campagna, lontano da qualsiasi altro centro medico. Empatico e disponibile, il medico rappresenta un punto di rifermento pressoché unico per tutti gli abitanti dei villaggi limitrofi; l’uomo infatti instaura con loro rapporti di fiducia reciproca, ponendosi sempre sul loro stesso livello e imparando ad ascoltarli. Ancor prima che la sua professione ci venga svelata, viene riferito a Jean Pierre della presenza di un tumore al pancreas.


Ad affiancarlo, arriva Nathalie (Marianne Denicourt) che terminati gli studi da poco, e da poco trasferitasi in campagna viene inviata a fargli da assistente per aiutarlo nel gestire le numerose visite; Jean Pierre da solo, nelle sue condizioni, non può infatti più permettersi di affrontare quotidianamente viaggi da un paesino all’altro.


Inizialmente restio alla presenza della donna, poiché figura potenzialmente in grado di defidelizzare gli abitanti del paese da lui, privandolo di attenzioni e gratificazioni di cui aveva bisogno, il medico di campagna finisce per fidarsi di lei, insegnandole a relazionarsi alle persone più semplici e con maggiori difficoltà a comunicare i loro problemi. Il tutto sempre non menzionando quello che invece era il suo problema.


La donna piano piano riesce a far breccia nel cuore dei pazienti, proponendo nel finale soluzioni che miglioreranno la precaria gestione dei malati in quelle zone, spesso così lontane da aiuti e soccorsi.


Il personaggio di Nathalie è una donna che nonostante inizialmente fatichi a portare i pazienti ad avere fiducia in lei, non cede alla resa e sosterrà Jean-Pierre mettendo da parte le sue consapevolezze pur di creare dialogo tra loro. Molto saggia, si dimostra sempre consapevole delle sue azioni, imparando mano a mano il metodo impartitole, in un primo momento, a mo’ di terapia d’urto da Jean-Pierre. Dal canto suo, lui inizierà a stimarla davvero, smettendo di sentirsi insostituibile e affidandosi a lei, affezionandosi.


Il film è sceneggiato da Baya Kasmi, autrice che aveva già collaborato con il regista in occasione di Hippocrate del 2014. Il regista inserisce di nuovo la dimensione medica all’interno del suo nuovo film, ma mentre in Hippocrate veniva preso in considerazione il contesto ospedaliero qui non si analizza una routine organizzata ma una realtà molto più precaria. La scelta di questi mondi proviene direttamente dall’ esperienza diretta del regista, il quale prima di diventare tale era stato un medico e ha scelto poi di trasporre in pellicola parte della sua conoscenza, avvalendosi del titolo omonimo e parzialmente dei contenuti del romanzo di Honoré de Balzac, del 1933.


Il tono della regia è quello tipico delle commedie francesi, con trame semplici che però vanno in profondità, dialoghi leggeri e umoristici e una regia distensiva, ricalcando un po’ quella amarezza che si cela dietro a un involucro arioso e leggiadro, presente anche in Quasi amici-Intouchable, (film il cui protagonista è sempre lo stesso Cluzet) senza però purtroppo raggiungere quegli stessi picchi di sorrisi e commozione. Il medico di campagna invece non fa grandi salti nel vuoto; rimane un po’ statico, lasciando poco all’immaginazione e rendendo le evoluzioni dei personaggi più che prevedibili.


Il finale, forse un po’ troppo buonista, poteva essere un po’ meno tirato a lucido ma, nel complesso del suo intreccio, il film funge anche da denuncia sociale, andando ad illuminare una realtà esistente, - quella della campagna - con le sue difficoltà, ma anche con i suoi punti fermi e momenti di aggregazione.


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