Tom Brand (Kevin Spacey) è un imprenditore di successo impegnato nella realizzazione del grattacielo più alto del Nord America. La mole di lavoro, lo costringe a trascurare la moglie Lara (Jennifer Garner) e la figlia adolescente Rebecca (Malina Weissman), fino a quando a causa di un incidente, Tom finisce in coma mentre la sua coscienza si trasferisce nel gatto che aveva acquistato per il compleanno della figlia. Uscito ad agosto nei cinema americani, Una vita da gatto (Nine Lives in originale) è il decimo film da regista di Barry Sonnnefeld, conosciuto dal pubblico per aver diretto la trilogia di Men in Black e le due trasposizioni cinematografiche della Famiglia Addams. Lontano da qualunque tipo di ambizione e di basse pretese, Una vita da gatto guarda alla commedia leggera per famiglie e rivolta a un pubblico di ragazzi, dove il film quasi annulla una qualsiasi valenza cinematografica, per abbracciare una messa in scena da film tv pomeridiano e profondamente innocua negli intenti e in una scrittura inoffensiva. Si cerca l'ironia con gag dal risultato facile sfruttando l'umorismo di una coscienza umana nel corpo di un gatto, ma il tutto risulta inefficace e poco divertente, cercando un ma riuscito equilibrio tra la bontà di una favola targata Disney e la battuta pronta stile Garfield. Ma la sceneggiatura porta avanti una storia quanto mai debole e priva di sorprese, che mantiene un tono conciliatorio per tutta la durata, allunga con una sotto trama inutile per poi cercare una impossibile svolta pseudo-drammatica verso il finale. I toni e le atmosfere sono da opera per le feste, ma si resta sul terreno di un film inerte e piuttosto anonimo anche dal mero lato emotivo dove non si racconta quasi nulla, se non cercare la simpatia del gatto protagonista e mettere in scena un' ennesima storia di riconciliazione familiare e buoni sentimenti, sprecando un cast sulla carta di buoni nomi come Kevin Spacey e Christopher Walken, costretti a interpretazioni a livello del film.