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Paw Patrol

26/12/2016 11:00

Aurora Tamigio

Recensione Film,

Paw Patrol

Dopo il successo televisivo del cartone animato, Paw Patrol arriva al cinema in un'edizione speciale

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Dopo il successo televisivo del cartone animato, prodotto tra gli altri dal canale tv per bambini Nickelodeon, l'amatissimo show arriva al cinema in una speciale edizione "natalizia" dedicata ai piccoli ammiratori. Come già accaduto per Peppa Pig (e per altri personaggi tv amati dai più piccoli), anche in questo caso non si tratta di un vero e proprio lungometraggio originale ma di una raccolta di sei puntate inedite: una sorta di maratona su grande schermo. Per chi non conoscesse la serie animata, i protagonisti di Paw Patrol - letteralmente, la Squadra della Zampa - sono Ryder, un bambino di dieci anni, e il suo team di coraggiosi cagnolini; sempre al servizio dei bravi cittadini di Adventure Bay per evitare incidenti, salvare cuccioli e donzelle indifese, ritrovare animali smarriti. La vocazione di Paw Patrol, anche al cinema, è certamente didattica: le dinamiche scolastiche e il rapporto fra insegnanti e alunni sono ricostruiti nelle avventure di Ryder e della sua "classe" di cuccioli. E la morale, come sempre, è che l'unione fa la forza. Un film destinato ai fan della serie, niente di più. Difficile che possa piacere a un pubblico che supera i sei/sette anni, e che non segua già assiduamente lo show televisivo.


Quello che appare davvero poco riuscito di questa versione cinematografica sono alcune idee commerciali, evidentemente destinate al pubblico. A rimarcare la già citata metafora scolastica, tra un episodio e l'altro di Paw Patrol la showgirl Federica Fontana - un volto noto (?) della nostra tv - accompagna alcuni bambini in una caccia al tesoro "griffata": gli oggetti da recuperare, infatti, sono nientemeno che gadget della serie; un'operazione commerciale originale, ma forse inopportuna al cinema. Inoltre il doppiaggio "urlato" stordisce se non i bambini di certo i loro accompagnatori adulti. Paw Patrol è una visione su grande schermo che ha il solo fine di cavalcare il trend del cartone animato. E non ci sarebbe nulla di male in questo, se non fosse che, accanto ai bambini soddisfatti in sala, ci saranno genitori e accompagnatori pervasi dalla sensazione di dover acquistare a tutti i costi l'intero merchandising della serie. Per convincere i piccoli fan (e relative famiglie) si poteva pensare un product placement più sottile, riporre una cura maggiore nell'edizione italiana e, magari, fare un film appositamente per il cinema.


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