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Il traditore tipo

03/05/2016 10:00

Riccardo Tanco

Recensione Film,

Il traditore tipo

Durante una vacanza in Marocco, il professore universitario Perry Makepiece (Ewan McGregor) e sua moglie Gail (Naomie Harris) conoscono Dima (Stellan Skarsgaard

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Durante una vacanza in Marocco, il professore universitario Perry Makepiece (Ewan McGregor) e sua moglie Gail (Naomie Harris) conoscono Dima (Stellan Skarsgaard), uomo d'affari ed esperto nel riciclaggio del denaro sporco in contatto con la mafia russa. Per proteggere se stesso e la sua famiglia, e ottenere asilo politico in Inghilterra, Dima fornisce informazioni riservate a Perry e all'MI6 riguardo gli affari illeciti tra governo inglese e mafia russa. Nonostante il pericolo di mettere a rischio la propria vita e quella dei cari.


Tratto dal romanzo omonimo (in originale Our Kind of Traitor) scritto nel 2010 da John le Carré, Il traditore tipo è il secondo film della regista Susanna White dopo Tata Matilda e Il grande botto e a seguito di varie regie per serie tv. Lo script è affidato a Hossein Amini, già sceneggiatore di Drive diretto da Nicholas Winding Refn. Per Il traditore tipo, la regista guarda da subito alla forza dei meccanismi di genere e a un approccio classico, realizzando uno spy thriller canonico e che non corre rischi. Se una struttura così nota porta lo spettatore ad assistere a un immaginario familiare e a rassicurarsene, questo seguire in maniera così pedissequa gli archetipi del genere di riferimento rischia di diventare il limite più grande del film, che sceglie di rifugiarsi in una sceneggiatura ben poco sorprendente e in svolte prevedibili. Perché nonostante l'obiettivo sia quello di mettere in scena un'opera granitica, Il traditore tipo appare debole e privo di quella solidità a cui ambisce, somigliando un modesto film tv con poco da raccontare.


La White guarda certamente a le Carré e strizza l'occhio lontanamente al totem Hitchcock ma, oltre alla mera esposizione didascalica degli eventi, il suo film non offre altro. Sceglie inoltre ritmi e toni insolitamente calmi e blandi per il genere, che finiscono per assopire ulteriormente il mordente. Si ha l'impressione di assistere a un prodotto fin troppo scialbo che tenta di proteggersi nel classicismo, ma risulta poco giustificabile; non solo per una trama narrata in modo svogliato e nascosta dall'eleganza di una messa in scena patinata, ma soprattutto per il racconto vetusto di una storia di amicizia, affetti e fiducia reciproca filtrati attraverso l'archetipo (hitchcockiano) dell'uomo comune coinvolto in una situazione straordinaria.


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