Nel 2005 {a href='http://www.silenzioinsala.com/3867/la-marcia-dei-pinguini/scheda-film'}La marcia dei pinguini{/a} ci aveva insegnato che, oltre a essere buffi animali con bianche pance rotonde e una camminata divertente, i pinguini imperatori sono creature dall'esistenza intensa e, soprattutto, a rischio. Dodici anni dopo il regista Luc Jacquet torna a dirigere un documentario colossale, frutto di faticosi mesi di riprese invernali in Antartide. Questo nuovo viaggio racconta di un piccolo pinguino, appena venuto al mondo, che dovrà imparare presto da suo padre come nuotare, procurarsi il cibo, difendersi dai predatori e stare nel branco. Voce narrante di questa nuova avventura è Pif, Pierfrancesco Diliberto, che sostituisce Fiorello, voce del film 2005. L'idea non è delle migliori: già ascoltare Fiorello, al posto del Morgan Freeman della versione orginale, faceva sentire tutti un po' più depressi del consentito, ma va detto che Pif non è particolarmente adatto né come speaker né come narratore. La sua voce è piatta e la sua intonazione svampita, che secondo qualcuno ha decretato il successo dei suoi film e programmi tv, in un prodotto divulgativo non funziona affatto. Ma, a differenza del film 2005, bisogna notare che stavolta non funziona troppo neanche la voce originale dell'attore Lambert Wilson. Per il resto il film è un ottimo prodotto. Le riprese tra i ghiacci non sono solo ineccepibili tecnicamente - con un 4k avvolgente sia sopra che sotto l'oceano, camere subacquee e droni - ma appaiono anche studiate al meglio da un professionista dell'immagine naturalistica come Luc Jacquet. Da grande appassionato di animali e di natura (nonché attivista per la salvaguardia delle zone a rischio come l'Antartide), il regista arriva in luoghi apparentemente inaccessibili per raccontare l'iniziazione romanzata di un piccolo pinguino. Una storia nota, ma è sempre affascinante scoprire che questi animali così divertenti sono in realtà creature resistenti e tenaci. In modo più convinto, rispetto al primo film, {a href='http://www.silenzioinsala.com/3866/la-marcia-dei-pinguini-il-richiamo/scheda-film'}La marcia dei pinguini - Il richiamo{/a} prova a strutturare un accenno di narrazione, con i ricordi del vecchio pinguino che si contrappongono alle “prime volte” del giovane. Un ingenuo ma apprezzabile tentativo di "sceneggiatura", soprattutto dal momento che la bellezza delle immagini già da sé giustifica il film. Non va dimenticato, tuttavia, che {a href='http://www.silenzioinsala.com/3866/la-marcia-dei-pinguini-il-richiamo/scheda-film'}La marcia dei pinguini - Il richiamo{/a} resta un racconto di ottanta minuti sul vivere (più o meno) quotidiano dei pinguini: non iniziate neanche la visione se non siete appassionati di natura selvaggia e terre incontaminate. Ma se lo siete, allora il film si conferma, come il suo predecessore, un prodotto di grande qualità. Per il prossimo episodio, se ce ne sarà uno, si potrebbe consigliare ai distributori italiani di trovare un vero narratore, magari meno “personaggio” e più divulgatore, anche solo per rendere giustizia al fine lavoro di Luc Jacquet.