Owen Suskind è un bambino, divenuto poi uomo, nato e cresciuto con la sindrome dello spettro autistico. I familiari se ne accorgono sin dalla prima infanzia, quando il loro piccolo, invece di sviluppare le proprietà di linguaggio – appartenenti alla sfera cognitiva –, regredisce. Non risponde come dovrebbe, si rintana in un mondo tutto suo. Non sembra esserci via d’uscita. Finchè, per caso, il padre non si rende conto di come Owen riesca a trovare una sua personale dimensione, che tramuta in espressività, attraverso i cartoni e i capolavori d’animazione Disney. Da allora, questo “ausilio” animerà le giornate del giovane, sino a farlo diventare un riferimento per altri ragazzi affetti dalla stessa patologia. Roger Ross Williams dirige questo documentario, dimostrando quanto il cinema possa mostrarsi pedagogico e didascalico. Una storia incredibile, tanto sorprendente quanto vera, che fa luce sull’autismo. O meglio, dimostra quanto al cospetto di ogni patologia ci sia sempre qualcosa da imparare. L’importante è non darsi mai per vinti. Luoghi comuni che divengono una realtà gioiosa, non appena vediamo come Owen, a ventitrè anni, sia ormai inserito nella società e abbia trovato il modo di bastare a se stesso. Una conquista faticosa, figlia della caparbietà di un famiglia non disposta ad arrendersi all’evidenza. Life, Animated dimostra come andrebbe affrontata una situazione spiacevole, in grado di colpire chiunque. Da una patologia si può uscire vincenti, bisogna solo cucire addosso a ognuno l’abito più adatto per sentirsi bene. Nel caso di Owen, molto ha fatto il cinema e l’animazione. Ogni scena, ogni personaggio, era un ricettacolo di emozioni che ha saputo veicolare altrettanti intenti. Life, Animated, prima ancora della commozione, instilla nello spettatore la consapevolezza di quanto nulla sia scontato. In nessun campo. Quello che per alcuni è banale, per altri diviene fondamentale. «Se puoi sognarlo, puoi farlo»: il motto di Walt Disney ispira il racconto del caso clinico di Owen. Ogni contesto sfavorevole può essere mutato a proprio vantaggio. Questo documentario è l’espressione massima di resilienza, che attraversa le varie fasi dell’età evolutiva, fino a ripagare ogni sforzo con la serenità di guardare al futuro. Le scene del film sono frutto di una sintassi emotiva che va componendosi, fotogramma dopo fotogramma, fino a mostrarci la padronanza dei mezzi acquisiti che fanno divenire una persona abile all’interno della gestione delle proprie debolezze. Owen intraprende questo percorso con un’umiltà disarmante e una caparbietà senza pari. Una miriade di sensazioni e suggestioni arrivano al pubblico, che è costretto – con ammirazione – a doversi scontrare col lato oscuro di talune situazioni limite. Owen si è letteralmente scritto e disegnato il suo spazio nell'universo disneyano: non più un outsider della società, ma finalmente "a casa".