Desmond Doss è un giovane della Virginia cresciuto con un padre, reduce di guerra e alcolizzato, e una madre profondamente religiosa. Dopo l'attacco a Pearl Harbor il ragazzo decide di arruolarsi come medico per prestare servizio nelle fila dell'esercito, ma i suoi ideali contrastano con i dogmi militari: egli rifiuta infatti l'addestramento nell'uso delle armi, diniego che potrebbe costargli l'accusa di insubordinazione e il processo alla corte marziale. Arruolato dopo molte tribolazioni come medico soccorritore, Desmond si troverà impegnato nel soccorrere i feriti sull'isola di Okinawa, luogo di una delle battaglie più sanguinose della seconda guerra mondiale. Il ritorno alla regia di Mel Gibson dopo dieci anni di pausa (semi-forzata) non è un canonico blockbuster a sfondo bellico, ma una vera e propria epopea personale di un ragazzo pronto a tutto pur di non venire meno ai propri ideali. La battaglia di Hacksaw Ridge, candidato a sei premi Oscar (tra cui Miglior film, Regia e Attore protagonista) è un'opera pienamente figlia dello spirito incarnato dal suo autore, qui di nuovo alle prese con una figura destinata, volente o nolente, a lasciare il segno nella realtà lui contemporanea. Il realmente esistito Desmond Doss altri non è che il degno successore di William Wallace e persino di Gesù Cristo: una nuova pedina eroica buttata sul campo di battaglia cinematografico per magnetizzare l'interesse di un pubblico sempre alla ricerca di personaggi coraggiosi e carismatici pronti a grandi ed estreme sfide. Un percorso lineare che segue binari guida di una narrazione in crescendo, con l'introduzione al personaggio e al corollario di comprimari fondamentali ivi inerenti, le fasi di addestramento e del primo nemico, il pregiudizio, da sconfiggere in patria stessa, giusta attesa all'apoteosi della guerra nei suoi istinti più brutali e toccanti. Un film che cresce minuto dopo minuto, potente nelle sue intense diramazioni drammatiche e altamente spettacolare nella lunga schermaglia tra l'esercito americano e giapponese in quel di Okinawa, cimitero in divenire a cielo aperto di uomini mandati a morire lontano da casa. Mel Gibson si sa gronda sempre retorica ma non nasconde mai la mano, conquistando proprio per una sincerità schietta e palese (rara e quanto mai necessaria nel panorama odierno) che arriva dritta e senza filtri al cuore di chi guarda in un'escalation di epica cruda nel secondo troncone, fagocitando prima un'esegesi introspettiva sulla figura del suo protagonista, poi destabilizzando l'occhio del pubblico con la violenta (ma mai gratuita) esibizione di una carneficina a cielo aperto che rimanda allo sbarco in Normandia di spielberghiana memoria. La battaglia di Hacksaw Ridge non fa sconti nelle due ore e passa di visione, sa essere scomodo e graffiante quanto basta nei suoi istinti dichiaratamente eroici, vive di un'atmosfera tesa e pulsante (ben supportata dall'avvolgente ed enfatica colonna sonora) che del dolore e della morte fa un'ode al coraggio e al sacrificio di giovani vite spezzate per sempre, con un'umanità disarmante messa in gioco da uno straordinario Andrew Garfield.