Winfiried (Peter Simonischek) è un simpatico e burlone insegnante di musica che decide di andare a trovare la figlia Ines (Sandra Huller), impegnatissima donna d'affari appena arrivata a Bucarest per lavoro. La distanza con la figlia i comportamenti fuori luogo dell'uomo contribuiscono a minarne il rapporto, fino a che Winfried non decide di travestirsi e assumere l'identità di Toni Erdmann, eccentrico buisnessmann che inizia una strana amicizia con Sandra. Presentato in concorso al 69° Festival di Cannes e vincitore di cinque European Film Awards (Miglior film, miglior regista, miglior attrice, miglior attore e miglior sceneggiatura) e scelto come candidato della Germania per la nomination agli Oscar come Miglior film straniero, Vi presento Toni Erdmann è il terzo film della regista tedesca Maren Ade, sette anni dopo il precedente Alle Anderen vincitore del Leone d'argento al Festival di Berlino nel 2009. Con Vi presento Toni Erdmann, la regista segue e lascia fluire una commedia malinconica e volutamente poco centrata, dove l'ironia cerca sempre di stare sotto al grado del grottesco; i toni oscillano in un curioso equilibrio tra un lieve umorismo e un genuino imbarazzo per le vicende e i protagonisti. Contando soprattutto sulle interpretazioni dei due protagonisti, in particolare sull'imprevedibilità comica di Simonischek e sulla compostezza algida della Huller, Vi presento Toni Erdmann si pone come una riuscita storia di riconciliazione familiare in divenire, dove la ricostruzione del rapporto padre/figlia si colloca al centro della sceneggiatura. Le atmosfere da dramedy valorizzano il tema della riscoperta dell'altro a riescono a prevalere senza abbandonarsi in territori esclusivamente drammatici. Il film è al tempo stesso una commedia stralunata e un dramma - non troppo triste - che cerca di analizzare le sfumature dei rapporti umani. Winfriied/Toni Erdmann si dimostra un personaggio fuori dagli schemi, in sincronia con un film non sempre semplice da catalogare: Vi presento Toni Erdmann parla soprattutto del ritrovare la propria affettività ; è una sorta di inno alla follia e all'imprevisto, elementi necessari nella vita di ognuno. Mare Ade centra il tema con una scrittura che si tiene nella giusta misura degli eventi e con una regia sotto traccia, che supporta un film che forse non giustifica pienamente le quasi tre ore di durata ma che ha una propria forza. Un'opera filmica che celebra la stranezza e guarda con semplicità al ritrovamento dell'altro.