Vinny Pazienza (Miles Teller), pugile italo-americano, è pronto alla scalata: grazie alla sua determinazione e a duri allenamenti, domina tra i Pesi Leggeri e arriva a battersi anche con i Supermedi. Finchè un incidente automobilistico non gli spezza l'osso del collo. Così, quando sembra essere tutto finito, Vinny tira fuori il vero lottatore. Prodotto da Martin Scorsese, scritto e diretto da Ben Younger, Bleed - Più forte del destino racconta la storia del toro scatenato Vinny Paz. Un altro film sul pugilato, si potrebbe pensare, che poco ha dire rispetto a quelli che già sono stati fatti. Eppure questo sport di fatica, che nel suo essere violento condanna scorrettezze e crudeltà , resta una metafora di forza nel cinema e non solo. Stavolta tocca a Ben Younger (dopo il precedente Prime, commedia del 2006 tutta cast e poca sostanza) dire qualcosa di non troppo originale, ma efficace. Con Bleed - Più forte del destino, Younger tira fuori dal cilindro una regia vivace, frenetica, che bene si adatta alla storia di questo pugile; inarrestabile almeno quanto la carriera di Miles Teller, attore esplosivo dietro una batteria (Whiplash, 2015) come sul ring. Miles Teller si cala ancora una volta, anima e (soprattutto) corpo, in un'interpretazione fisica: meno tormentato dell'Andrew di Whiplash, il suo Vinny si cimenta con dolori fisici che il pubblico riesce quasi a sentire sulla propria pelle. Non capita spesso di apprezzare una sceneggiatura così scarna e, a suo modo, tradizionale come quella di Bleed - Più forte del destino: ma Ben Younger prende saggiamente atto di muoversi, con il cinema di boxe, su terreni scivolosi che sanno di già visto e sceglie così di restare al sicuro con cliché alla Rocky e con una punta di sentimentalismo e retorica in stile Clint Eastwood per catturare anche il pubblico meno scontato. Certo, Bleed - Più forte del destino resta un film kitsch, per molti versi prevedibile. Ma non è questo il punto: periodicamente c'è bisogno di un film motivazionale che renda giustizia alla tenacia sportiva e ai buoni insegnamenti. E se, con tutti i suoi difetti, alla storia di Vinny Paz ci si affeziona, restando in pena per lui fino alla fine, allora vuol dire allora che più di un colpo nel film di Ben Younger è andato a segno.