Ambientato nell’algido quartiere dell’EUR a Roma, raccontato nel ristretto spazio temporale e fisico di una giornata, in un appartamento dalle fredde geometrie che sembrano ancora di più ingabbiare i protagonisti, Piccoli crimini coniugali è un lungo dialogo amoroso dai risvolti neri. Una coppia intellettuale e borghese di mezza età , chiusa in un appartamento. Lui, scrittore di gialli di successo, ha battuto la testa e ha perso la memoria. Lei, elegante moglie, senza troppi slanci affettivi, lo aiuta a ricordare il loro legame e la loro vita perfetta. Ma è davvero così? Mano a mano che il film prosegue i ruoli si ribaltano, i personaggi – della moglie e del marito – si reinventano, nel tentativo di salvare il loro amore, di conoscersi per quel che sono davvero, di svelare, o nascondere, cosa è accaduto la notte dell’incidente. Il regista, il romano Alex Infascelli (David di Donatello miglior regista esordiente e miglior documentario) ha alle spalle lavori come il nerissimo Almost Blue e il più recente docu-film S in for Stanley su Stanley Kubrick: anche stavolta Infascelli non disconosce le ambientazioni orrorifiche, disegnando una coppia la cui storia scivola sempre di più verso il thriller, con lampi di delirio. Il binomio "matrimonio = unione di assassini" è chiaro. Quello che si dovrà scoprire, è chi dei due è la vittima e chi il carnefice; quali sono le bugie e quali le verità . Il film è tratto dall'omonimo libro del francese Eric-Emmanuel Schmitt, bestseller da milioni di copie nel mondo, che ha dato vita anche a una pièce di grande successo. I due protagonisti Margherita Buy e Sergio Castellitto sono bravissimi, anche se chiusi nella cattività di una sceneggiatura teatrale, dai dialoghi letterari, verbosi, inverosimili, che talvolta mettono a dura prova la pazienza e l’empatia dello spettatore. Il gioco della finzione è scoperto. Non c’è immedesimazione, si sta assistendo a un duello, si dovrà scoprire il colpevole. Gli allestimenti scenici sono fondamentali in queste geometrie: scale a chiocciola da cinema espressionista tedesco, giochi di ombra e di luci accecanti, doppi dei protagonisti riflessi sul tavolo da pranzo, lunghi corridoi, linee simmetriche. Ma la raffinata ricercatezza del film, e le interpretazioni intense dei due attori, non sono sufficienti a catturare il cuore dello spettatore, a coinvolgerlo interamente in questo gioco di scacchi. Siamo lontani dal divertimento e dalla partecipazione totale (intellettuale ed emotiva) di Carnage di Roman Polanski, opera teatrale ma non meno cinematografica. Ogni coppia sa bene che la sua storia è tessuta anche di recriminazioni e sofferenze, che insieme alla dolcezza dei ricordi e ai brandelli di passione creano quell’unione tra cattiva sopportazione e profonda dedizione che è l’amore coniugale. Ma i protagonisti di Piccoli crimini coniugali sono così fuori dal tempo e dalla realtà , incastonati nell’eleganza fredda delle ambientazioni, che la cinica rivelazione del narrato, risulta una carta solo parzialmente vincente, in un film che promette molto per non restituire abbastanza in cambio.