Il liceale Elliot (Douglas Smith) si trasferisce con la sua ragazza Sasha (Cressida Bonas) e il miglior amico John (Lucien Laviscount) in una nuova casa vicina al college. Ben presto, la vita dei tre viene sconvolta dalla presenza di una misteriosa entità malvagia chiamata Bye Bye Man (evocato quando chiunque pronuncia o pensa il suo nome), che inizia a terrorizzare i ragazzi e a condurli in un inevitabile spirale di morte. Basato sul capitolo The Bridge to Body Island, contenuto nel libro The President's Vampire scritto da Robert Damon Schneck, The Bye Bye Man è uscito a gennaio nei cinema americani. Il quarto film della regista Stacy Title, a nove anni dal precedente Hood for Horror. Dopo un incipit ambientato nel 1969, la vicenda di The Bye Bye Man si sposta nel tempo presente e prende il sentiero di un horror convenzionale cercando sfumature mystery e venature da thriller psicologico. Stacy Title tenta di trovare una varietà di umori e sensazioni che abbiano la capacità di innalzare il film a un qualcosa di più, cercando atmosfere e inquietudini che però rimangono fin troppo sommesse e mai veramente efficaci nella dinamica di genere. Si passa dall'archetipo della casa infestata a schematismi da dramma horror, provando a giocare con messa in scena e superficiali trucchi visivi. Ma il problema maggiore di The Bye Bye Man è la sostanziale mancanza d'identità e l'insicurezza nel raccontare: un film che appare come una miscela ben poco amalgamata tra le varie ramificazioni dell'horror. The Bye Bye Man non trova un proprio centro e sembra girare a vuoto per tutta la sua durata, puntando anche in alto con un riferimento alla saga di Nightmare senza però replicare il discorso sul vedere/non vedere. Il tema della materialità del Male qui è esplicitata attraverso il pensiero e la parola, senza che questo diventi elemento portante o sguardo forte del film. Così si assiste a un'opera che ha poche idee e fa quasi per niente paura; che prova a sopperire le lacune con un tappeto sonoro di rara invadenza e si perde in dubbi e malriusciti effetti visivi e stilistici che poco aiutano. Il cast di giovani interpreti risulta impalpabile (da notare in negativo un cameo ai limiti del non-sense per Faye Dunaway). L'ennesimo film di stampo orrorifico sulla reiterazione del Male e l'impossibilità a sconfiggerlo.