Dane Jensen (Gerard Butler) è un cacciatore di teste di successo. Vive a Chicago con la moglie Elise (Gretchen Mol) e i tre figli, a cui non riesce a dedicare il tempo necessario per via del lavoro. Mentre cerca di affermarsi e conquistare il posto di nuovo capo dell'azienda, la sua vita viene sconvolta quando al figlio Ryan (Maxwell Jenkins) viene diagnosticata una rara forma di tumore. Dane sarà quindi costretto a rivedere le proprie priorità. Presentato in anteprima al Toronto Film Festival nel 2016, Quando un padre è diretto dal produttore televisivo e cinematografico Mark Williams. La sceneggiatura è di Bill Dubuque, già autore di film come The Judge e The Accountant. Nel cast, accanto al protagonista Gerard Butler, comprimari di livello come Willem Dafoe, Alfred Molina e Allison Brie. L'esordio di Mark Williams sembra, sin dall'incipit, una storia ingenua ambientata nel mondo finanziario americano. L'appeal della vicenda punta tutto sul modo di vivere bigger than life del personaggio interpretato da Gerard Butler, egoista e senza scrupoli. Ma Quando un padre, che non ha alcuna intenzione di riflettere sull'economia americana, si muove con troppa schematicità su un binario narrativo prevedibile che contrappone il mondo professionale, materialista e arido, del protagonista alla sua vita familiare. Così il film si trasforma presto in uno scontato dramma, televisivo per messa in scena e toni, dove la malattia del figlio offre il pretesto al melò familiare. Nobile il tentativo del film di puntare sul lato emotivo della vicenda, ma l'atmosfera melodrammatica asfissia la scrittura. Quando un padre è l'ennesimo family movie dai buoni sentimenti, che parla di cercare le cose importanti della vita e marca la (repentina) trasformazione di carattere di un protagonista dapprima scorbutico, ma che poi riesce a ritrovare se stesso. Nulla di nuovo in un film che sfodera cliché e stereotipi in abbondanza e abbandona a se stesso persino un grande attore come Alfred Molina, con il suo personaggio umano e credibile.