La storia ci insegna che la Resistenza fu anzitutto un movimento di liberazione dal mostro nazi-fascista. Per le donne però significò anche qualcosa in più. E Rossella Schillaci, nel dirigere il suo ultimo docufilm, lo dice a gran voce. In occasione dell’ Anniversario della Liberazione d’Italia il 25 aprile, esce nelle sale italiane Libere, un film che commemora una battaglia nella battaglia: l’emancipazione femminile durante la Resistenza e nel Dopoguerra. Il femminismo in Italia sembra infatti aver mosso i primi passi proprio entro i confini della lotta partigiana: la regista racconta il ruolo delle donne all’interno di un meccanismo bellico pensato per e dagli uomini. Prodotto da Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza col sostegno di Compagnia di San Paolo, della città di Torino e di Piemonte Doc film fund, Libere nasce da un densissimo lavoro di found footage: un gran numero di testimonianze sonore, frammenti di giornali e cinegiornali d’epoca, film amatoriali e foto di famiglia si susseguono assemblate in un montaggio (a cura di Fulvio Montano) lungo e mai prolisso, articolato e affatto pretenzioso. Ad accompagnare i tipici scoppiettii e lo sfarfallio delle vecchie pellicole sono le voci autorevoli di quelle donne che, abbandonate le mura domestiche entro le quali erano state - fino ad allora - destinate, si schierarono con i partigiani per combattere fianco a fianco. Fra le intervistate Joyce Lussu, Ada Gobetti, Bianca Guidetti Serra e Giuliana Gadola Beltrami. Tutte raccontano di aver provato un sentimento nuovo di libertà e emancipazione, di cooperazione e «felicità profonda»: «Era una grossa avventura», affermano quasi nostalgicamente. E poi la delusione del dopoguerra, il disprezzo collettivo verso i partigiani, il ritorno delle donne alle cure domestiche, il rientro degli uomini in fabbrica, le promesse svanite nel nulla. Grazie al loro ruolo attivo nella Liberazione nazionale le donne ridimensionano il proprio status nel mondo e si guadagneranno dapprima il diritto di voto, poi quello di poter essere elette. Con tono divertito, raccontano infine di quando cominciarono a guidare le automobili senza curarsi del forte disappunto di padri e mariti boriosi. Rossella Schillaci, scortata dalla voce di grandi rivoluzionarie, rende rispettosamente omaggio a quelle donne che, pur vivendo in una società fortemente maschilista, che le voleva confinate fra le mura domestiche, hanno alzato la voce e saputo trovare il loro posto nel mondo. Ispirando le generazioni future.