Thomas Wasilewski dirige un film al femminile, un film che entra nella psiche delle sue protagoniste per raccontare tutta la frustrazione, la voglia di vivere e il desiderio di emancipazione delle donne nei primi anni '90 in Polonia. Sono le protagoniste di Le donne e il desiderio - belle, forti, determinate e allo stesso tempo fragili e bisognose - a muovere il film, che si sviluppa in maniera episodica, dedicando a ognuna delle quattro donne una parte della storia. Julia Kijowska (giovanissima ma veramente brava) è Agata: una ragazza intrappolata in un matrimonio infelice, che si rifugia in una relazione impossibile. Renata, interpretata da Dorota Kolak, è un’insegnante matura che si innamora di Marzena (Marta Nieradkiewicz), sua dirimpettaia ed ex regina di bellezza, con un marito nella Germania dell’est. Iza, un’ottima Magdalena Cielecka, preside di una scuola, ha una relazione con il padre di una sua studente. Thomas Wasilewski si fa osservatore invisibile, distaccato e allo stesso tempo discreto della vita delle protagoniste, seguendole passo passo senza farsi notare. Una regia quasi voyeurista, che si intrufola anche nei momenti più privati senza negare nulla allo spettatore e, anzi, insistendo spesso sull’uso del nudo ripreso da ogni angolazione. Peccato che Le donne e il desiderio manchi completamente di empatia: non ci si immedesima mai con queste donne e, sebbene le seguiamo passo dopo passo, non le sentiamo vicine. Fatichiamo a comprenderle. Tutto è molto distaccato, demerito anche della fotografia fredda di Oleg Mutu, che contribuisce sin dal primo minuto a creare una certa distanza tra la vicenda e lo spettatore. Questa distanza non viene colmata nemmeno dalle buonissime interpretazioni delle quattro attrici. Le donne e il desiderio, quindi, è un film curatissimo dal punto di vista tecnico ma che pare non avere un’anima. O, se ce l'ha, non riesce a mostrarla. Gelido come un inverno polacco.