Amira (Nabiha Akkari), fresca di sbarco in terra italiana, s'imbatte nel simpatico gruppo degli Evangelisti: una band che suona tarata salentina, in declino e in crisi creativa, nel pieno del loro tour per le sagre. Nello stesso momento, a chiedere aiuto al gruppo arriva anche Tarek (Helmi Dridi), anche lui tunisino. Una serie di equivoci fa sì che il gruppo creda che Amira e Tarek siano marito e moglie, in attesa di un figlio: decidono così di volerli aiutare, portandoli in tour con loro. I due stanno al gioco, fingendosi una coppia in dolce attesa. In realtà Amira, in cerca l'indipendenza, si sta dirigendo a Parigi dal cugino; mentre Tarek sogna una nuova vita in una società fondata con un suo amico a Londra. La loro strada sarà molto lunga. Taranta on the road è una commedia che vuole mettere in luce uno degli argomenti più discussi del nostro tempo: l'immigrazione. E lo fa con un linguaggio simpatico e leggero, che però ci fa anche pensare e riflettere, mettendo in luce i gap culturali che ci dividono, ma anche quello che ci unisce come esseri umani. È la musica che fa da collante a questo viaggio: la Taranta, il ballo con cui sfogare i pesi che il mondo ci infligge. Come i guai da cui scappa Almira, un padre e un fratello che la vogliono chiusa in casa come la madre e le sorelle. Ma lei non ci sta. Come Tarek, che in Italia c'era già stato, ma che a contratto non rinnovato, ha dovuto far ritorno in Turchia. Cuoco rinomato, Tarek ha così fondato con un amico una società di catering a Londra, che cerca di raggiungere. Giovanni (Giandomenico Cupaiuolo), Luca (Alessio Vassallo) e Matteo (Emmanuele Aita) sono gli Evangelisti: amici da una vita, vanno in giro per le sagre di paese a portare il suono della taranta. Stanchi di questa routine che non porta a nessuna svolta, scoprono nella lotta di Amira e Tarek il modo per dare una svolta alla loro vita. Commedia divertente e leggera, che pure tratta temi molto delicati, senza scivolare nel dramma e nell'ovvietà . Sicuramente è un bel girato quello di Salvatore Allocca; qualcosa di nuovo ciò che racconta la sceneggiatura di Emiliano Corapi e Amara Lakhous. I migranti non sono extraterrestri, ma persone come noi, con la stessa volontà di ottenere la vita che sognano. Un film ben fatto, sicuramente adatto a un pubblico giovane e cosmopolita; ma la cui visione non guasterebbe anche a chi ha una mentalità più chiusa.