Bella Brown è stata abbandonata dai genitori quando era ancora in fasce e ha vissuto i suoi primissimi giorni di vita allevata dalle anatre. Ora lavora in una biblioteca e sogna di essere una scrittrice; ha diverse manie ossessivo-compulsive e un esagerato terrore per la flora. La sua casa è perfettamente pulita e organizzata, in bagno ha uno spazzolino da denti diverso per ogni giorno della settimana. Nel suo giardino invece, la vegetazione per niente curata ha ormai assunto quasi l’aspetto di una foresta. Il caos vegetativo disturba a tal punto il vicino di casa di Bella, vecchio, solo e scorbutico, il quale inizierà ad aiutarla per sistemarlo. Il rapporto inizialmente astioso tra i due, si trasforma in uno scambio reciproco: lei imparerà a reagire e affrontare le sue difficoltà, lui ricomincerà a vivere e a “ricordare le cose belle”. Per la seconda volta dopo Comes a bright day, l’inglese Simon Aboud firma la regia e la sceneggiatura. Si tratta di una vera e propria favola ambientata in un tempo e un luogo indefiniti: da qualche parte a Londra e in qualche periodo prima della comparsa degli smartphone. I colori e la fotografia del film rispecchiano perfettamente l’atmosfera favolistica intensificando o affievolendo i toni sgargianti degli ambienti e dei fiori, elementi presenti durante tutta la narrazione. È inevitabile il parallelo con Il favoloso mondo di Amélie di Jean-Pierre Jeunet. La britannica Jessica Brown Findlay (la Lady Sybil Crawley di Downton Abbey) interpreta una Bella stravagante ma graziosa, con un corto caschetto bruno che ci ricorda la sua controparte francese. Anche gli altri personaggi principali si fanno apprezzare: Tom Wilkinson è Alphie Stevenson, il burbero vicino al quale è impossibile non affezionarsi; Andrew Scott (il professor Moriarty di Sherlock) interpreta Vernon, un padre vedovo che lavora come cuoco per Alphie e che è costretto a sopportare le sue angherie con infinita pazienza. Scott conquista l’attenzione e la simpatia dello spettatore a partire dalla sua prima entrata in scena. Il giardino di Bella è il quarto protagonista della vicenda: abbandonato all’inizio, simile a una selva (tòpos delle narrazioni fin dall’alba dei tempi), lo vediamo acquistare forma e bellezza man mano che la ragazza impara ad affrontare le sue paure e a prendersene cura. Senza grosse pretese, This Beautiful Fantastic è una deliziosa favola dalle tinte floreali, mai eccessivamente sentimentale e mai eccessivamente coinvolgente.