
Ogni mattina Eli (Isabella Ragonese) si sveglia prima del sorgere del sole per prendere treni e bus che, dalla periferia, la portano al bar dove lavora a Tuscolana. Vale (Eva Grieco) è una performer single che si mantiene con le serate in discoteca: le due, legate da una lunga e profonda amicizia, vivono nello stesso palazzo e finiscono per incontrarsi ogni notte. Ma a gravare su di loro non sono i quattro figli di Eli, la disoccupazione del marito Mario (Francesco Montanari), la cotta di Vale per la collega Bianca (Giulia Anchisi) o i suoi problemi con l'agente manesco, bensì la precarietà, comune denominatore delle loro vite. Due amiche che hanno fatto scelte molto diverse, due mondi che si sfiorano appena e che rappresentano però due facce della stessa medaglia. Con Sole Cuore Amore Daniele Vicari sceglie di rappresentare il dibattersi quotidiano di personaggi comuni alla ricerca della loro porzione di felicità, una lotta per la sopravvivenza tra le strade di una città bella e spietata come Roma. Vicari esalta l'eroismo quotidiano della folla silenziosa di turnisti e pendolari che affollano i bus e i vagoni delle metro della Capitale, mettendo a fuoco tre profili: Eli, incatenata a un lavoro in nero senza diritti né tutele; Mario, che osserva impotente il peso della disoccupazione gravare sui bilanci familiari; Vale, che ha il coraggio di intraprendere una carriera creativa di fronte all'assenza di un impiego. Tre volti che raccontano l'Italia di chi si arrangia, di chi sopravvive senza mai campare, di chi deve accantonare i sogni per tirare avanti, di chi è nato con l'idea del posto fisso e si ritrova a dover abbassare le proprie pretese pur di pensare alla famiglia, giorno dopo giorno, finché non si è così in basso da non riuscire più a riconoscere la propria vita. Autore sia della regia che della sceneggiatura, Daniele Vicari si avvale dell'apporto tecnico di Benni Atria, montatore di Diaz - Non pulire questo sangue, e del compositore Stefano Di Battista, il cui tappeto musicale riesce a tenere insieme una narrazione talvolta carente di ritmo. La fotografia calda e pastosa di Gherardo Gossi sembra agire sullo stesso piano dei colori della scenografia di Beatrice Scarpato, valorizzandone l'intensità. In Sole Cuore Amore i colori sembrano infatti parte integrante della narrazione, suggerendo personalità e inclinazioni di personaggi catturati in un “film d'interni”, tra case di periferia, sale da discoteca e autobus, dove ogni tocco di colore racconta un'impercettibile sfumatura di carattere. Sole Cuore Amore è un film semplice, come il verso della canzone di Valeria Rossi da cui è tratto il titolo, come le vite di cui racconta. Molto difficile è invece la realtà di quelle milioni di persone bloccate nel limbo della precarietà, impossibilitate a realizzare anche il più piccolo degli obiettivi prefissati, accomunati da quel senso d'impotenza che sembra attanagliare generazioni di italiani. Senza sparatorie o scene di degrado portate all'eccesso, Daniele Vicari riesce a sottolineare la tragicità del quotidiano inserendola in una cornice intima, umana. Come dichiarato dallo stesso regista: «Parlo di persone perché quelli che nel film sono i miei personaggi, nella vita reale sono le persone a me più care: mia madre, mia moglie, mia sorella, mia figlia, i miei amici e amiche della vita ».