
Maria (Karen Di Porto) è un’aspirante attrice che proviene da una famiglia ex benestante di Roma. Sempre in giro con la sua cagnolina Bea, è costretta a trovare diversi lavori per sbarcare il lunario e portare avanti il suo sogno. Karen Di Porto esordisce alla regia, dirigendo se stessa in un film ambientato a Roma che prende spunto dalla saggezza popolare per arrivare a capire l’attualità . Il titolo prende spunto da un proverbio: Cercare Maria pe’ Roma è un detto che indica proprio l’enorme difficoltà nel trovare qualcosa. La protagonista è qui costretta a farsi in quattro, tra lavori e provini, alla ricerca di un sostentamento economico senza rinunciare al sogno di diventare attrice. La voglia di ritagliarsi una dimensione indipendente e di affermare la propria identità sembra smarrita con l’arrivo della crisi economica, che manda la famiglia di Maria sul lastrico. E rispecchia pienamente la situazione della Capitale. Roma, anche lei donna e amata, è nobile e grande. Anni di storia e natali illustri, però, non bastano a evitarle il degrado e lo smarrimento che negli ultimi tempi si frappone alla bellezza cittadina. Come Maria, la capitale d’Italia vive una dicotomia e una doppia personalità . Cittadini insoddisfatti, amministrazioni latenti, criminalità celata, tutto confuso dalla maestosità celebre che presta il fianco alla storia. Tornando a Maria per Roma l'intreccio del film è interessante. La protagonista testimonia valori come la gentilezza e l’umanità , anche quando attorno c’è il degrado; le sue azioni sono atti rivoluzionari e persino audaci. Non manca l’ironia, con siparietti che attingono dal vernacolo dei vicoli capitolini. La regista sembra aver dato corpo all'atmosfera de La Grande Bellezza mostrataci da Paolo Sorrentino, andando a scavare nelle radici profonde della quotidianità . Lo sfarzo e la grandezza contrapposti alla quotidianità e al piattume giornaliero. Miseria e nobiltà insieme, come colori che si alternano su una stessa tela in grado di trasmettere sensazioni diverse a seconda della prospettiva visiva. E la chiave di lettura del film potrebbe essere una grande esortazione al coraggio. Audacia per andare avanti, nonostante tutto; perché proprio come insegna la Città Eterna dietro ogni ombra possiamo trovare sempre e comunque uno spiraglio di luce.