A quattro anni dalla rapina finita male che l'ha confinato dietro le sbarre, Kenneth (Kevin Janssens)) torna ad Anversa per ritrovare suo fratello maggiore Dave (Jeroen Perceval) e la sua compagna Sylvie (Veerle Baetens). Il silenzioso Dave è uscito dal giro quando ha posato la bottiglia, Sylvia quando si è ripulita dall'eroina, entrambi tentano di riprendere controllo delle loro vite, ma Kenneth è in cerca di gratitudine per non aver fatto il loro nome mentre era dietro le sbarre. Incapace di accettare il cambiamento e di domare il suo carattere irascibile, Kenneth darà ben presto il via a un vortice di violenza e follia che non lascerà altro che due fratelli faccia a faccia al limite estremo dell'esistenza, in equilibrio tra colpa e riscatto. Opera prima per il giovane Robin Pront che, adattando l'omonima piéce teatrale di Jeroen Perceval, interprete di Dave, plasma un disperato racconto sulla famiglia, la lealtà e il sacrificio, addentrandosi nei recessi più brutali dello spirito umano. Il regista fiammingo riesce a inquadrare depravazione e ossessione tra le spente strade di Anversa, macchiando di sangue famiglia, amore, nascite e persino la candida neve tra i boschi di conifere delle Ardenne. Nell'occhio del ciclone di eventi nefasti che tempesta quella porzione di mondo, rimangono in piedi i due fratelli Kenneth e Dave, accompagnati dal senso di colpa e dall'incessante ruggito elettronico della musica di Hendrik Willemyns. Robin Pront supera le barriere di una storia cupa e violenta per offrire un racconto maturo e coinvolgente, evitando la trappola della violenza fine a se stessa per avvicinarsi a un cinema che strizza l'occhio a quello dei primi fratelli Coen. Come nei cortometraggi precedenti, Robin Pront anima i suoi personaggi in un mondo periferico e marginale, scandito da norme e valori, dove la violenza finisce per essere l'unica moneta e la droga un ombra che si staglia dietro ogni personaggio. Risulta di forte impatto emotivo la fotografia di Robrecht Heyvaert, abile nell'avvertire l'invisibile corrente di diffidenza che attraversa la pellicola, traducendola in immagini laceranti della periferia o degli ambienti spogli delle scene d'interni, tenendo lo spettatore sospeso in un'atmosfera di crudo realismo. Un film ruvido e spietato che, grazie anche all'intensa prova attoriale degli interpreti, invita a riflettere sul concetto di giustizia attraverso processi di colpa e redenzione, trasformando anche la più piccola decisione in una questione morale. Robin Pront esplora l'area grigia tra bene e male attraverso le azioni di Kenneth e Dave, accompagnandoli con riprese di largo respiro verso il brutale epilogo del terzo atto, riuscendo a trovare un giusto equilibrio tra humor, suspense e sviluppo dei personaggi, per un'opera rabbiosa sull'incapacità umana di gestire la potenza dell'amore. Le Ardenne - Oltre i confini dell'amore è un film che comincia nell'acqua e finisce nel fango, nel mezzo c'è il feroce racconto di due fratelli e una ex-tossica con addosso le cicatrici di un passato violento, invischiati in un triangolo ben più pericoloso di qualunque prigione: più si muovono, più la rete degli eventi si stringe attorno alle loro figure, costringendoli a tirar fuori quegli istinti troppo a lungo sopiti.