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Il crimine non va in pensione

09/06/2017 11:00

Andrea Desideri

Recensione Film,

Il crimine non va in pensione

Fabio Fulco e il valore aggiunto della terza età

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Salvatore (Fabio Fulco) fa il portantino all’interno di una casa di riposo, dove un gruppo di anziani trascorre le giornate in totale serenità. Alcuni di loro, amici da sempre, decidono di unire le forze e organizzare un colpo per rapinare il bingo della zona: 200.000 euro per aiutare Edda (Silvana Bosi), compagna di sventure in difficoltà economiche. Questa banda improvvisata dovrà affrontare una serie di peripezie, per trasformarsi da pensionati a banditi in una notte che vale una vita.


Fabio Fulco esordisce alla regia cinematografica dopo una carriera attoriale sul grande e piccolo schermo; sceglie di farlo con una commedia brillante che affronta il tema della terza età. Troppo spesso ci si dimentica degli anziani, di quanto loro abbiano ancora da dare e da dire, così Fulco li rende protagonisti di una vicenda rocambolesca sul grande schermo. Una rapina al bingo, un colpo in piena regola, un’equipe di “criminali improvvisati” mossi dall’affetto e dalla solidarietà verso un’amica in difficoltà: questo mix d’intenti sarà la miccia in grado di accendere ardori assopiti, dimostrando che l’unione fa la forza nonostante l’età anagrafica. Il risultato è una trama ricca di equivoci e pathos, ma soprattutto di risate. La necessità trasformerà ogni personaggio in una pedina essenziale per dar forma a un puzzle umoristico di suggestioni e gag, con un pizzico di emozione e serietà. Il crimine non va in pensione, tra il serio e il faceto, pone anche l’attenzione su tematiche importanti come la ludopatia e il gioco d’azzardo. Dietro ogni battuta si cela una riflessione implicita sulla crisi economica e la solitudine, soprattutto tra chi ha già vissuto i migliori anni e si ritrova ad aspettare la fine dei propri giorni senza ulteriori stimoli. Non mancano citazioni e omaggi ai registi che hanno fatto la storia del cinema italiano e internazionale: da Mario Monicelli a Sergio Corbucci, anche grazie al cameo di Franco Nero, inaspettato ma propiziatorio. L’eterna alternanza tra vecchio e nuovo, classico e moderno: un po' La banda degli Onesti, un po' Ocean’s Eleven.


Il cast corale permette anche di spaziare tra vari registri scenici. Stefania Sandrelli appare in grande spolvero e Ivano Marescotti si conferma versatile e puntuale in ogni intervento. Ritroviamo anche un reiterato uso degli idiomi dialettali, in prevalenza romani e partenopei, che restituiscono umori e pensieri di una semplicità che non c’è quasi più. La qualità degli attori salva in extremis una regia migliorabile, per ammissione dello stesso Fabio Fulco. Il regista napoletano, alla prima esperienza dietro la macchina da presa, può (e deve) migliorarsi ancora.


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