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Corniche Kennedy

10/06/2017 10:00

Aurora Tamigio

Recensione Film,

Corniche Kennedy

Marsiglia e la giovinezza, raccontate con un tuffo in mare

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La Corniche du Président Kennedy è un tratto di strada che costeggia Marsiglia: da qui la città si affaccia direttamente sul mare e da qui i protagonisti del film di Dominique Cabrera, giovani abitanti dei sobborghi della affascinante — ma complicata — città del sud francese, si gettano in mare con un tuffo liberatorio. Un gesto di incoscienza giovanile, ma anche una sfida adrenalinica a tutto quello che nella loro vita non funziona. Sfida alla povertà, alla segregazione, alla ghettizzazione di certi quartieri e di certe persone. Del resto di cose da raccontare in un posto come Marsiglia ce ne sono, e già da qualche anno il cinema francese sembra aver subito il fascino della Capitale del Sud. Per per stessa dichiarazione di Dominique Cabrera in Corniche Kennedy la protagonista assoluta è proprio questa bellissima strada lungo il Mediterraneo. È qui che i protagonisti si ritrovano per scacciare i brutti pensieri con un tuffo in mare; è da qui, da una bellissima villa, che Suzanne (Lola Creton), ricca e "fortunata", li osserva e inizia a desiderare di essere come loro.


Dominique Cabrera sceglie di raccontare Marsiglia attraverso i più giovani, coloro che — un po' come questa città — cambiano, giorno dopo giorno, e crescono velocemente. Un salto nel vuoto è spesso preferibile a una vita a rallentatore: e se nel 1959, ne I 400 colpi, François Truffaut imprimeva nel cinema l'immagine indimenticabile della giovinezza come una corsa sulla spiaggia, per Dominique Cabrera l'adolescenza oggi, a Marsiglia, è più un salto nel vuoto tra azzurro e azzurro. Per questo, in Corniche Kennedy la regista ha preferito i luoghi alle storie, la verità dei volti agli attori professionisti: ha selezionato i suoi protagonisti fra giovani che si tuffavano — davvero — in mare e li ha formati, per mesi, lavorando con loro sul copione. Ecco allora che luoghi e personaggi parlano e agiscono quasi in autonomia in un risultato che unisce documentario e film sperimentale. Non tutto nel film della Cabrera è perfetto: la struttura della narrazione non è sempre solida (la storia dell'investigazione non funziona troppo, a ben vedere meglio il filone teen) certe scelte sono un po' retoriche mentre altre fanno molto "videoclip". Ma si percepisce l'ambizione di un cinema utile, l'impegno dei giovani attori. E se non bastasse, ci sono quelle bellissime riprese del cielo e del mare di Marsiglia a far tornare a chiunque la voglia di tuffarsi.


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