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Overdrive

18/03/2018 11:00

Emanuela Di Matteo

Recensione Film,

Overdrive

Giovani, bellissimi e spericolati: ecco i protagonisti di Overdrive

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Giovani, bellissimi e spericolati: ecco i protagonisti di Overdrive, action movie girato nei dintorni di Marsiglia. Accanto a personaggi da spot pubblicitario, fanno bella mostra sfreccianti automobili d’epoca, Bugatti e Ferrari, dal valore milionario. Estetizzante fino all’eccesso, Overdrive è nipote di Fast and Furious, che a sua volta era figlio delle produzioni franco-americane alla Luc Besson. I due fratelli Andrew (Scott Eastwood) e Garrett (Freddie Thorp) Foster, sono famosi ladri specializzati nel furto d'auto d'epoca, ricercati dalla polizia internazionale. Andrew, il maggiore, è interpretato dal figlio di Clint Eastwood, la cui somiglianza col padre è accentuata e sottolineata ad ogni inquadratura. Persino il suo ruolo, quello dell’eroe che si dibatte fra due padroni locali che vogliono sfruttarlo, ricorda i copioni di Sergio Leone. Ma si tratta di rimandi puramente estetici, di superficie.


Si potrebbe dire che, in qualche modo, il film di Antonio Negret affondi le radici nel movimento futurista, il cui manifesto pubblicato nel 1909 da Tommaso Marinetti coltivava il mito della macchina e della velocità. Il manifesto cantava l’audacia, il pericolo, l’ebrezza della velocità, il movimento, la dinamicità e la ribellione. Rifiutava l’immobilità pensosa, l’estasi e il sonno del passato; esaltava l’aggressività, l’insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale. Con le dovute proporzioni, è possibile trovare una corrispondenza tra questi contenuti e quelli della trama singhiozzante e nebulosa di Overdrive. Nonostante il produttore del film sia Pierre Morel, regista di un successo come Taken, Overdrive resta un film dimenticabile, epigono di qualcosa che a sua volta cercava di imitare qualcosa d’altro. Un action dall'aspetto patinato, dove gli inseguimenti spericolati lungo gli scenari della Costa Azzurra sono l'unico pregio. Insieme forse alle due protagoniste femminili, le splendide Ana de Armas e Gaia Weiss, che al contrario dell’immagine della donna del tutto passiva elaborata dai futuristi, si mostrano degne dei loro compagni in quanto a senso dell'avventura e spericolatezza.


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